Fuggi fuggi dalla zona rossa, i rientri in massa rischiano di vanificare anche in Molise tutte le misure di prevenzione e contenimento del contagio

La fuga nella notte dalle “zone rosse” del contagio da coronavirus, con treni presi d’assalto dopo l’imprudente circolazione su media e social di una bozza non definitivia di decreto che anticipava il provvedimento firmato nelle ore successiva dal premier Conte in merito alle nuove disposizioni per la Lombardia e 14 Provincie, rischia di vanificare tutti gli sforzi fatti dalle Regioni del Sud per contenere la diffusione del virus e i contagi. Il timore di rimanere “impriogionati” per via delle forti limitazioni alla mobilità imposte alle persone presenti sui territori di riferimento ha scatenato il panico in tutti coloro che hanno pensato di rientrare dalle loro famiglie prima che fosse troppo tardi, viste anche la situazione in continuo aggiornamento e l’impossibilità a prevedere, con data certa, un declino dei casi di contagio e il miglioramento in generale della situazione. Quelle che finiscono nelle varie regioni non in emergenza, fra cui il Molise, sono vere e proprie vagonate di potenziali (e ripetiamo “potenziali”) portatori di coronavirus che, qualora fossero – anche solo uno di loro – casi positivi, rischierebbero di creare un effetto silenzioso a macchia d’olio che potrebbe produrre le sue conseguenze anche in presenza di tempestivi accorgimenti. Di certo le produrrebbero se tali accorgimenti non venissero adottati dagli utenti rientrati dalle zone rosse, visto che la collaborazione dei cittadini in questa fase è fondamentale. Il presidente della Regione Donato Toma, come hanno fatto altri governatori del CentroSud, ha emanato oggi una nuova ordinanza affinché chi rientra in Molise dalla zone rosse debba sottoporsi alla quarantena obbligatoria e comunicarlo al medico o peditrata di riferimento, o ai numeri verdi predisposti nei giorni scorsi dall’Asrem. I suoi colleghi di Puglia e Calabria hanno fatto anche di più. Hanno rivolto un appello per fermare l’esodo: “Non portate qui il contagio”. Il rischio è quello di compromettere la salute della popolazione delle singole regioni, in particolare quella dei soggetti più a rischio, che hanno bisogno delle maggiori attenzioni. Intasando gli ospedali già sofferenti e con personale ridotto allo stremo i posti letto e le cure potrebbero non essere sufficienti per tutti, incidendo sulla probabilità media di guarigione e costringendo chi di dovere anche a decisioni drastiche. Il presidente nazionale dell’Ordine dei Medici Anelli ha sostenuto che il Molise è una delle regioni più vulnerabili per la carenza di medici, un quadro che si aggrava con la chiusura, nei giorsi scorsi, del Pronto Soccorso di Termoli per via dei casi positivi riscontrati proprio fra alcuni medici, costringendo parte del personale ospedaliero alla quarantena. Nessuno è esente dall’attenersi alla regole. Come non bisogna creare allarmismi, non bisogna neanche sottovalutare il problema. Sono e saranno settimane in cui dovremo, non solo in Molise ma in tutta Italia, rivedere momentaneamente le nostre abitudini. Sentirsi estranei alla vicenda significa fare i furbi, pensare “nessuno mi guarda” o, come a volte capita di fare, “tanto a me non capita”. O magari puntare il dito contro le autorità, credendo che all’emergenza debba pensarci qualcun altro. Siamo tutti coinvolti e tutti responsabili. Essere contagiati non significa essere appestati, anzi probabilmente molti italiani non si sono neanche accorti di aver contratto il virus e di essere guariti senza averne mostrato sintomi, dal momento che ogni organismo reagisce in maniera differente, in base anche a patologie già in essere. Rispettare le disposizioni con criterio è fondamentale anche per non scombussolare in maniera estrema la nostra routine, rimanendo vittime delle nostre paure e della miriade di informazioni che circolano. Per tali motivi anche aziende e commercianti devono fare la loro parte per aiutare gli utenti a rispettare le regole. Pensiamo ai ristoranti che dovranno limitare i coperti e garantire una distanza minima fra i clienti. Ai negozi che dovranno limitare il numero di ingressi contemporanei. Alle palestre che dovranno limitare le proprie attività, evitando quelle con troppa aggregazione di utenti e facendo in modo che vengano rispettato le distanze di sicurezza. Con le discoteche e molti luoghi di aggregazione chiusi, le attività didattiche sospese, le manifestazioni annullate la vita anche nella nostra regione cambia. E’ un bene per tutti ora, che purtroppo avrò comunque il suo prezzo, ma non si può fare altrimenti. E non è un caso che il Mondo stiano rivalutando quanto fatto finora dall’Italia.

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