Partorire durante la pendemia, l’ansia e le gioie nel racconto di due giovani genitori campobassani

Una grandissima gioia in un clima surreale: è la definizione, detta d’un fiato, del momento vissuto da una giovane donna di Campobasso che la notte scorsa è diventata mamma per la seconda volta. Il piccolo Andrea Sarti poco dopo la mezzanotte – precisamente alle 00.08 – è entrato nelle vite di Tiziana e Ilario, coppia sposata da alcuni anni che vive nel capoluogo e che ha regalato un fratellino al piccolo Cristian. Tiziana, originaria di Mirabello Sannitico, comprensibilmente provata per il parto al termine della lunga gravidanza, è in un letto del reparto di Ostetricia del Cardarelli in attesa di prendere in braccio il suo amore. Andrea era impaziente di uscire e ha anticipato di qualche giorno la scadenza. Cosa significa avere un figlio in questo clima di emergenza sanitaria?
La situazione è molto surreale ma la felicità per l’arrivo di Andrea è immensa e mi ha fatto dimenticare tutte le preoccupazioni del momento – ci risponde Tiziana. – C’è poco movimento rispetto alla routine a cui eravamo abituati. Medici e infermieri hanno tutti la mascherina. Non posso vedere quasi nessuno. La differenza con il primo parto è evidente ma la professionalità e la sensibilità del personale sanitario sono state eccezionali“.
Eravate preoccupati dopo lo scoppio della pandemia?
Si molto, soprattutto dopo aver compreso la gravità della situazione e che le restrizioni sarebbero durate a lungo. Come la maggior parte delle persone siamo rimasti chiusi in casa. Ho sperato che entro il termine indicativo comunicato dalla ginecologa le cose potessero migliorare. Poi Andrea si è preso qualche giorno di anticipo, ieri il ricovero in ospedale e ora eccoci qua“.
Come hai vissuto il parto?
La cosa più bella è riuscire a percepire il sorriso di medici e infermieri nascosto dalle mascherine perché sono proprio i loro occhi a sorridere. Così come loro sono riusciti a percepire le mie emozioni. Sono stati di una vicinanza affettiva meravigliosa. Voglio ringraziare tutto il personale del reparto, compreso quello di Neonatologia che curano con amore ogni singola culla. Sono stati gentili, dolci, comprensivi. Davvero un grazie speciale.”
Ti spiace non poter condividere questa gioia – a stretto contatto si intende – con amici e parenti?
La mia famiglia mi è vicina, come lo sono stati i sanitari nel momento più delicato. Per fortuna la tecnologia, anche se insostituibile con il contatto umano, ci permette di comunicare e vederci in tempo reale, così posso percepire il calore di tutti a distanza e loro non si perdono i primi giorni del piccolo Andrea. Mi auguro che torneremo presto a riabbracciarci“.

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