L’assessore “farsa” rimane nell’esecutivo, Toma rinomina la vecchia giunta e lascia dentro Tiberio. Silurato Mazzuto

Ore 19. Sembrava una mossa tattica per prendere tempo e avere formalmente una giunta durante la discussione del bilancio. Invece il presunto assessore “farsa” Maurizio Tiberio nominato da Donato Toma dopo le dimissioni dei cinque componenti dell’esecutivo volute dallo stesso governatore è stato da quest’ultimo premiato con circa 12mila euro al mese, confermando il suo posto nella squadra di governo. L’ordinanza del presidente della Regione è arrivata pochi minuti fa e richiama all’opera i vecchi assessori Nicola Cavaliere, Roberto Di Baggio, Vincenzo Niro e Vincenzo Cotugno, per il momento senza deleghe assegnate ma di certo anche senza sorprese. Come c’era da aspettarsi, inoltre, manca Luigi Mazzuto che era stato nominato assessore esterno in quota Lega e che è stata appunto sostituito da Tiberio, anche lui non eletto (Tiberio era stato prima consigliere economico del governatore e poi entrato nella sua segretetria). Toma in questo modo è riuscito a mettere insieme i pezzi di un puzzle che forse non rispecchiano, per continuare su questa metafora, la figura sulla copertina della scatola ma gli hanno restituito l’immagine che ora gli fa più comodo. Le dimissioni in blocco degli assessori prima della seduta “calda” del Consiglio regionale gli hanno permesso di ottenere due risultati, al di là del “tagliando periodico di giunta” e della discussione responsabile del bilancio da lui affermati. Primo, togliersi un peso (politico si intende) che si portava da tempo. Mazzuto, eletto come esterno, era ormai da tempo in discussione e la Lega peraltro non aveva più rappresentanti in Consiglio dopo l’espulsione di Aida Romagnuolo e Filomena Calenda. E’ anche vero che la stessa Lega e i suoi elettori hanno contribuito alla vittoria finale di Toma. Un dettaglio con cui il governatore dovrà fare i conti prima o poi. Secondo, sbarazzarsi di alcuni dissidenti con l’eliminazione della surroga in corso di legislazione fatta subito dopo il provvisorio declassamento di Cavaliere, Di Baggio, Niro e Cotugno fra i banchi del Consiglio, che hanno mandato a casa (definitivamente) Nico Romagnuolo, Massimiliano Scarabeo, Andrea Tedeschi e Paola Matteo. Con la nomina di oggi, i quattro consiglieri – primi dei non eletti – non potranno rientrare a Palazzo D’Aimmo, ragione per cui è in corso un procedimento pendente innanzi al Tar che sarà discusso il 13 maggio. La decisione dei giudici potrebbe mettere in discussione il bilancio approvato e lo stesso provvedimento che elimina da subito il principio della “sotituzione” in Consiglio dei consiglieri nominati assessori. Toma ha riequilibrato il suo consenso interno, giocando anche un pò sporco, possiamo dirlo. Le conseguenze potrebbero non tardare ad arrivare. C’è un’ultima osservazione a riguardo: per i sostenitori delle quote rosa in giunta altro “ciao core“.

Exit mobile version