L’estorsione dopo un drink in un bar del centro, poi le manette. Convalidato l’arresto per l’impiegata 59enne. Ai domiciliari

Ore 13.30. L’ennesima estorsione ai danni di un 53enne campobassano da parte di A.E., 59enne di origini campane ma da anni residente a Campomarino, con precedenti specifici per reati contro il patrimonio, impiegata presso una società concessionaria per la fornitura di energia elettrica del Basso Molise, è stata compiuta il 27 giugno dopo un appuntamento concordato in un bar del centro di Campobasso. Un drink da consumare con calma come farebbero due amici o due persone mosse da rapporti di lavoro. Una scusa in realtà, secondo gli inquirenti, per ottenere l’ennesima elargizione di denaro da parte di un uomo a cui aveva fatto credere negli ultimi due anni di essere in debito con la società per pagamenti insoluti e di poter rimediare con decine di versamenti a importo ridotto che nella realtà finivano su carte prepagate della truffatrice. Una pratica sfociata in minacce verso lui e la sua famiglia, in caso di mancati pagamenti, dopo che il 53enne aveva espresso la volontà di interrompere le sospette “rate”. La donna si presenta all’appuntamento di qualche giorno fa in gran tiro e con aria professionale per riscuotere il suo illecito compenso, 350 euro in banconote, segnate a sua insaputa dai Carabinieri con cui la vittima esasperata si era messo d’accordo. Manco il tempo dei saluti che i militari le sono addosso. La fermano, la controllano, la accompagnano in Caserma. Saltano fuori le banconote segnate e dopo le formalità di rito scatta l’arresto in flagranza e la traduzione nel carcere femminile di Benevento. Questa mattina l’udienza nel Palazzo di Giustizia di Campobasso. Il giudice Veronica D’Agnone ha convalidato l’arresto della donna e ne ha disposto il trasferimento ai domiciliari (il pm Santosuosso aveva chiesto la misura in carcere), accogliendo le deduzioni difensive dell’avvocato Michele Fiorella (foto d’archivio in basso), il quale ha evidenziato per la sua assistita l’insussistenza di esigenze cautelari tali da giustificare la grave misura della custodia cautelare in carcere. Il difensore nelle prossime ore valuterà l’impugnazione dell’ordinanza del gip al Tribunale del Riesame al fine di ottenere la completa remissione in libertà o comunque un misura meno afflittiva nel mentre la giustizia farà il suo corso.

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