Salvano disabile dall’incendio di casa, il racconto dei due atleti eroi Luca e Fabrizio: “Agito con il cuore”

Aiuto, sto morendo!“. Le grida provenienti dall’abitazione avvolta dalle fiamme risuonano ancora nella testa di Luca e Fabrizio, i due giovanissimi atleti campobassani divenuti eroi per un giorno al punto da essersi guadagnati il plauso di una intera città e il ringraziamento pubblico del sindaco Gravina a seguito della menzione voluta dai Vigili del Fuoco intervenuti per spegnere l’incendio di alcuni giorni fa in contrada Selvapiana. Appena 17enni e amici di lunga data (sono andati in classe insieme alle scuole Medie), non ci hanno pensato su due volte a salvare quell’uomo che in preda al panico e limitato nei movimenti per via della sua disabilità non riusciva a fuggire lontano dall’inferno, avvolto dal fumo e dall’ombra della morte. Non due adulti esperti ma semplici adolescenti, trovatisi lì per caso e dotati di coraggio, prontezza e sensibilità, qualità che non è facile trovare in giro, né fra i “grandi” né fra i coetanei. A raccontare il fatto sono proprio i due protagonisti, Luca Mancinelli, studente dell’Industriale “Marconi”, e Fabrizio Pece, iscritto al Liceo Linguistico “Galanti”. Atleti della squadra locale del Campobasso 1919 che milita in Eccellenza, erano da poco usciti dallo spogliatoio dell’antistadio per il consueto allenamento insieme ai loro compagni. All’improvviso le urla. “Stavamo calciando il pallone quando abbiamo sentito gridare in lontananza“, ci racconta Luca. “Preoccupati abbiamo chiesto al mister da dove provenisse quella voce maschile e ovviamente, come noi, non aveva risposte. Ci abbiamo messo poco a capire che si trattava di grida d’aiuto. Ci siamo mossi in direzione di un’abitazione, con me e Fabrizio sono venuti l’allenatore e la presidente della società. Davanti a noi c’era una rete che in un punto, abbiamo notato, era danneggiata, cosa che ci ha permesso di attraversarla, accovacciandoci, così da ritrovarci dall’altra parte“. Le urla continuavano e guidavano il quartetto. “All’ingresso dell’abitazione c’era un cancello chiuso con un lucchetto. La casa non si vedeva molto e neanche l’incendio inizialmente“. E allora cosa avete fatto? “Io e Luca ci siamo guardati per un istante e ci siamo mossi rapidamente per scavalcarlo“, continua Fabrizio. “Solo noi due, perché il cancello era alto ed era complicato per gli altri seguirci“. Quindi la corsa verso la casa dove i due amici hanno capito il motivo della richiesta d’aiuto: almeno metà abitazione era avvolta dal fumo. Stava andando a fuoco e dentro c’era una persona in difficoltà. Dopo un sussulto iniziale, la coppia di atleti capisce subito cosa fare. “Sentivamo un uomo gridare ‘aiuto!’ ‘sto morendo!’“, riprende il racconto Luca. “Eravamo preoccupati ma non abbiamo avuto paura“. Fabrizio gli fa eco. “E’ vero. Ci siamo mossi con decisione, dovevamo salvare quella persona. Ci siamo diretti verso la porta d’ingresso che era semi aperta“. “Ci siamo tolti la maglia – spiega ancora Lucae, una volta dentro, siamo stati avvolti dal fumo. Non si vedeva nulla. Ma abbiamo individuato subito un uomo su una sedia a rotelle che era rimasto incastrato nel tentativo di fuggire. Lo abbiamo preso con forza e lo abbiamo tirato fuori da casa con tutta la carrozzina. Lo abbiamo portato lontano. Era sporco per via della fuliggine. Ma stava bene“. Non soddisfatti, Luca e Fabrizio hanno messo mano ad un tubo da giardino che si trovava esternamente, attaccato ad un erogatore di acqua, e hanno indirizzato il gettito in direzione del fumo e delle fiamme, in attesa dei Vigili del Fuoco. Questi ultimi, una volta giunti sul posto, hanno terminato il lavoro e si sono complimentati con i ragazzi per il loro coraggio. “Per noi è stato tutto fatto in maniera spontanea, col cuore“, afferma Luca. “Forse dopo ci siamo resi conto di quello che avevamo fatto. Ma io lo rifarei altre 1000 volte“. Fabrizio attribuisce lo spirito solidaristico all’educazione ricevuta. “E’ anche grazie agli insegnamenti dei nostri genitori che abbiamo agito così, basati sull’importanza di aiutare il prossimo“. Nonostante la giovanissima età non c’è stato un attimo di esitazione. “Se pensi troppo, in quella situazione, rischi di non muoverti più“, aggiunge. “Eravamo consapevoli che all’interno dell’abitazione poteva esserci una bombola di gas che avrebbe potuto far saltare tutto in aria“. Qual è stata la reazione di familiari e amici? “I nostri genitori sono orgogliosi di noi. Ai nostri compagni di scuola, in realtà, non lo avevamo detto ma l’episodio è finito sui giornali e quindi ci hanno poi riempito di domande e complimenti. Siamo contenti per i messaggi di elogio e ringraziamento ricevuti, la cosa che però ci appaga davvero è l’aver aiutato una persona“. Lo spirito altruistico potrebbe incanalarsi in un percorso professionale e in una scelta di vita. Entrambi infatti sognano di mettersi al servizio della comunità. Luca, ci spiega, vorrebbe entrare in un Corpo dello Stato, Fabrizio sogna sin da piccolo di fare il poliziotto. Che messaggio sentite di lasciare ai vostri coetanei? “Siate sempre pronti e disponibili a dare una mano, soprattutto quando qualcuno si trova in difficoltà e in pericolo, senza esitare, perché il vostro tempismo può essere davvero decisivo“.

Exit mobile version