Crollo “Jovine”, il ricordo dei 27 angeli a 18 anni dalla tragedia. Toma: “Garantire sempre scuole sicure. Pandemia è nuova sfida”

«Come ogni anno, il 31 ottobre è un giorno triste per noi molisani: diciotto anni fa il Molise ha vissuto uno dei momenti più bui che la sua storia annoveri. In quanti sono stati testimoni di quei giorni drammatici, il crollo dell’edificio scolastico di San Giuliano di Puglia ha lasciato un ricordo indelebile e generato una ferita insanabile. Scolpite nella nostra memoria e nei nostri cuori restano le parole pronunciate dalla mamma di Luigi in occasione della cerimonia ufficiale dei funerali: “A tutti chiedo una sola cosa, che le nostre scuole siano più sicure. Non voglio assolutamente che nessuna mamma e nessun papà, nessuno pianga più i suoi figli”. Parole che devono farci riflettere, al netto di slanci enfatici, anche su quanto è stato fatto, fin qui, in tema di edilizia scolastica. Certo, in questi anni molte scuole sono state ricostruite, consentendo ai nostri ragazzi di seguire le lezioni in edifici sicuri, efficienti, antisismici. Ovviamente, non dobbiamo accontentarci, bisogna fare ancora di più per garantire strutture moderne e funzionali, al passo con i tempi. Purtroppo, per il mondo della scuola non è un periodo facile. A causa della pandemia che stiamo vivendo, gli studenti sono alle prese con innumerevoli sacrifici, in modo particolare quelli delle scuole secondarie chiamati a misurarsi, per la maggior parte del tempo, con la cosiddetta didattica integrata a distanza. Inoltre, ancora oggi, non dobbiamo nascondercelo, l’area del cratere deve fare i conti con una rete infrastrutturale non sempre adeguata e rispondente alle esigenze della collettività. Ora, però, non è il tempo delle analisi e dei consuntivi. È il momento del ricordo, della memoria, della commemorazione. Quei trenta rintocchi di campana non rappresentano solo il simbolo evocativo di una tragedia. Sono un monito, per chi amministra la cosa pubblica, affinché simili eventi non si verifichino più. Mai più. Stringiamoci tutti in un abbraccio collettivo virtuale». La riflessione del presidente della Regione Molise, Donato Toma, in occasione del 18esimo anniversario del sisma di San Giuliano di Puglia.

Il presidente della Provincia di Campobasso, Francesco Roberti: “Attenzione sempre alta alla sicurezza degli edifici scolastici”
“Sono trascorsi 18 anni da quel tragico 31 ottobre 2002. Alle 11,32 il terremoto provocò il crollo della scuola, cancellando una generazione di piccoli studenti. Diciotto anni di un silenzio assordante a San Giuliano di Puglia, dove la comunità, pian piano, ha ripreso a vivere, pur nel vivo ricordo dei 27 bambini e della maestra, che trovarono la morte durante quella che, iniziata come una comune mattinata di scuola, si trasformò in una immane tragedia per il Molise e per tutta l’Italia. La Giornata della Memoria deve essere un giorno di ricordo, ma anche un monito in tema di sicurezza degli edifici scolastici, affinché tragedie, come quelle di San Giuliano di Puglia, non accadano mai più. Da Presidente della Provincia di Campobasso e sindaco di Termoli, l’attenzione sarà sempre alta in tema di sicurezza degli edifici scolastici, perché è nostro dovere assicurare agli studenti, agli insegnanti e a tutto il personale che lavora nel mondo della scuola, le condizioni affinché i plessi scolastici siano il luogo più sicuro, dove far crescere le generazioni del domani. Il ricordo deve restare sempre vivo, perché la storia ci insegna a non ripetere gli errori del passato; l’impegno di chi amministra, invece, è quello di dar forma e concretezza alle azioni da intraprendere”.

Il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Micaela Fanelli: “Nelle agevolazioni del Governo rientrino anche terremoti del 2002 e del 2018”.
Sono trascorsi 18 anni da quel terribile giorno che segnò per sempre un solco profondo nella storia del Molise. Il 31 ottobre nel cuore di ogni molisano si riaccende il dolore e lo sconcerto per una ferita mai rimarginata che ha sconvolto la vita di tutti noi. Un giorno che non dovrà mai restare orfano di Memoria. E non parlo di una ricorrenza nella quale possa trovare spazio la retorica. Mi riferisco, invece, a una commemorazione che, oltre a unirci nel ricordo e nella preghiera per i 27 angeli e la loro maestra le cui vite furono spezzate sotto le macerie della scuola di San Giuliano di Puglia, sappia per tutti noi tramutarsi in sprono per fare sempre di più e meglio per garantire la sicurezza. Quante volte, negli ultimi mesi, abbiamo pronunciato questa parola? Tante. Decisamente troppe. Questa dolorosa ricorrenza, celebrata quest’anno nel pieno di una seconda ondata della pandemia, fa più male del solito. Aggiunge dolore al dolore e ci ricorda che troppe volte il nostro impegno per proteggere gli altri non è bastato. Non è bastato quando le immagini delle macerie della scuola Jovine hanno distrutto per sempre i sogni, le speranze e il futuro di un’intera comunità. Quando quelle stesse macerie hanno spezzato la vita di intere famiglie che, alle 11,32 di quel terribile giorno, hanno perso per sempre i loro affetti più cari. Un ricordo, quello che oggi celebriamo in quest’anno così doloroso, che chiama ognuno di noi a fare la propria parte. A fare di più in termini di sicurezza nelle scuole. Un concetto quest’ultimo a cui, proprio in questo anno così difficile, abbiamo dovuto imparare ad attribuire un nuovo significato collegandolo a un virus invisibile e pericoloso come il Covid. Un nuovo senso riferito alla sicurezza a cui dover guardare con uno sguardo più ampio e che oggi ci chiede di fare tutto il possibile affinché questo nemico insidioso possa non arrivare tra i banchi. In questo senso, anche la prevenzione acquisisce una nuova declinazione che, ormai sappiamo bene, deve necessariamente essere accompagnata alla rapidità di azione nel caso di blocchi causati dai contagi. Al pari dell’edilizia scolastica, anche questo nuovo significato della parola sicurezza, chiama amministratori e istituzioni a farsi garanti e induce ogni singolo cittadino a restare vigile ed essere sentinella. Come noi molisani abbiamo avuto modo di imparare a nostre spese, l’impegno in nome della sicurezza è inoltre legato anche a un’altra parola: ricostruzione. Significativa per tutti noi. Un termine, il cui concetto è attualmente amplificato dalle enormi difficoltà a cui il comparto edile si trova a fronteggiare. Problematiche serie alle quali i nuovi provvedimenti a livello nazionale vogliono fare fronte con una duplice finalità: la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare italiano e la ripresa del settore. In questo senso, degno di nota il lavoro del Commissario alla Ricostruzione dei territori colpiti dal sisma 2016, Giovanni Legnini, che ha operato per il rafforzamento dell’Eco e del Sismabonus, così come per le altre importanti misure di sostegno allo sviluppo dell’economia del cratere. Il Decreto Rilancio prevede, infatti, un forte impulso ai cantieri. Ma se a livello nazionale resta saldo l’impegno in questa direzione, non posso non accogliere e farmi portavoce dell’appello che arriva dagli edili del Molise che, a gran voce, chiedono di far rientrare nelle agevolazioni anche il terremoto di San Giuliano di Puglia del 2002 e quello dell’agosto 2018. La legge di conversione del decreto Agosto ha, infatti, innalzato del 50% i tetti delle spese ammissibili per Eco e Sismabonus nelle aree del Centro Italia e, quindi, per i territori colpiti dagli eventi sismici del 2016, 2017 e del 2009, in alternativa al contributo per la ricostruzione. Lo stesso accade per il cosiddetto Superbonus o detrazione potenziata al 110% del Decreto Rilancio, valida per i centri colpiti dagli eventi sismici a far data dal 24 agosto 2016. Raccogliendo le istanze provenienti dal Molise e da un settore che nella nostra regione è, ormai da tempo allo stremo, intendo farmi portavoce della richiesta già avanzata da alcune associazioni di categoria come l’Acem–Ance ma sulla quale, da diversi fronti c’è già una condivisione di intenti che arriva anche dai cittadini che potrebbero usufruire delle agevolazioni. La mia richiesta sarà, quindi, finalizzata a far sì che le nuove disposizioni possano ricomprendere anche i terremoti che hanno riguardato la nostra regione. Quello del 2018 e quello del 2002 che, purtroppo, lo richiede perché molto è ancora fermo. Come se il sisma non fosse avvenuto ben 18 anni. E credo che anche questo ‘serva’ in una giornata di commemorazione come questa. Perché, proprio dinanzi a quelle immagini che oggi ci feriscono come allora, resta compito della Memoria dover indirizzare le nostre azioni. Presenti e future.”

Il presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone: “Prevenzione resta l’arma più efficace”.
“Siamo ancora qui, in quest’Aula che mi piace chiamare la casa dei molisani, tutti insiemi, Esecutivo e Assemblea legislativi, maggioranza e minoranza, esponenti di Gruppi, partiti e movimenti di ogni cromatura politica, per commemorare insieme il “Giorno della memoria” delle vittime del terremoto del 31 ottobre 2002. Lo facciamo in attuazione di una legge che volle questa Assise, nel 2003, ancora una volta in modo corale, per tenere peritura memoria di quegli eventi, di chi perse la vita, di chi fu duramente ferito nel corpo e nello spirito, di un tessuto sociale locale e regionale che fu fortemente lacerato da un sisma che investì senza risparmio abitazioni, attività commerciali, complessi produttivi e iniziative ricettive di varia natura e portata. Il legislatore di allora volle che questo Consesso ogni anno, proprio in questa triste ricorrenza, riflettesse e si confrontasse sui temi della protezione civile, della prevenzione, della sicurezza delle scuole e in generale dell’infanzia”. Questo l’incipit dell’intervento del Presidente del Consiggli regionale Salvatore Micone aprendo i lavori della s seduta straordinaria il Consiglio regionale per la commemorazione delle vittime del terremoto del 2002 “La riflessione che oggi ci accingiamo a fare – ha continuato il Presidente – avviene in un altro triste, difficile quanto drammatico momento della storia di questa regione: la pandemia da Covid 19. Come allora un altro invisibile mostro, in quel caso furono le onde sismiche, oggi è un minuscolo virus, minaccia la sicurezza dei nostri affetti più preziosi. Lo fa subdolamente e vigliaccamente nei momenti a noi più dolci – mentre viviamo in famiglia, salutiamo un amico, studiamo o lavoriamo – e nei posti che abbiamo più cari – punti di socializzazione, luoghi di istruzione e finanche nell’intimità delle nostre case. – Abbiamo ancora una volta l’impegno di difendere questi nostri affetti con la prevenzione, con la sicurezza, con ogni strumento umanamente e razionalmente possibile. E allora, l’onere morale che credo ci venga da quelle macerie della Jovine, dal ricordo di quel dolore, ma anche dalla memoria di come il Molise in generale, e quelle famiglie più colpite in particolare, seppero reagire e rialzarsi, deve darci ancora una volta la forza in questi drammatici momenti del contrasto a questa insidiosa pandemia, di trovare in noi la volontà, la speranza e il coraggio di seguire ogni norma di sicurezza e prevenzione individuale e pubblica, proteggendo chi ci è caro, sia esso bambino, anziano o adulto, da questo nuovo nemico. Le ferite di quel mostro che nelle viscere della terra fece tremare le nostre case e la nostra tranquilla vita di provincia, non si sono tutte rimarginate, occorre ancora tempo. Come pure le ferite del mostro che si insidia oggi nella nostra quotidianità, delle nostre abitudini, del nostro essere parti attive di una comunità familiare o sociale, abbisogneranno, per essere guarite, di altrettanto tempo. Quando però avremo la possibilità di guardare a questi eventi con la serenità che scaturisce dalla sedimentazione del dolore e la sapiente operosità che viene dall’esperienza e dalla consapevolezza di non voler ripetere gli errori fatti, allora sapremo di essere tutti e ciascuno più forti, più maturi e più consapevoli dei nostri limiti e più orgogliosi dei nostri punti di forza. Il Giorno della memoria ci serva dunque a ricordare che tutti siamo responsabili di tutti; che ciascuno è prezioso in egual misura per la comunità, la quale ha il dovere morale e sostanziale di farsi carico di ogni suo componente con capacità, incisività e operosità. Sia dunque la memoria del passato, il sacrificio di chi ci era caro e la perdita di tanti affetti unici, a darci lo sprone per affrontare a testa alta, e soprattutto insieme, istituzioni e cittadini, i duri mesi che abbiamo innanzi. Sicuri che uniti ancora una volta supereremo questo ostacolo, riprendendo il nostro cammino nella storia di questa nostra piccola, tenace e coraggiosa ventesima regione d’Italia. Come è noto – ha concluso il Presidente Micone – per la riduzione del rischio contagio, da alcune settimane svolgiamo il Consiglio regionale in modalità mista -in presenza in Aula o in collegamento da remoto-. Oggi, in segno di rispetto sia delle vittime di quel triste evento del 2002 che del momento difficile che ancora una volta siamo chiamati ad affrontare, abbiamo deciso, pur nella sicurezza e nell’opportunità del contingentamento dei tempi, di svolgere la seduta interamente in presenza”. Prima di passare la parola ad un rappresentante della maggioranza e una delle minoranze, quindi ad un esponente della Giunta regionale, il Presidente ha chiesto all’Aula di osservare un minuto di silenzio e di raccoglimento per ricordare i 27 bambini e la loro maestra che persero la vita nel crollo della Jovine di San Giuliano di Puglia, e per testimoniare anche attenzione e vicinanza a tutti colori i quali, bambini e insegnanti, ma anche lavoratori della protezione civile, della sanità, delle forze dell’ordine, dei settori del commercio, dei trasporti e dei servizi in genere, nonché anziani ed esponenti dei settori più deboli della popolazione, dal febbraio del 2020, hanno perso la vita nella guerra al Covid o che stanno lottando –o da malati o svolgendo attività di assistenza alla popolazione- per sconfiggere questo temibile, ma non imbattibile avversario.

L’eurodeputato Aldo Patriciello: “Ferita ancora aperta. Continuare ad investire”.
“Ricordo perfettamente il dolore e lo sconforto di quella giornata di diciotto anni fa. Quel giorno, a #San #Giuliano di Puglia, persero la vita 27 #bambini, la loro maestra e altre due persone. Oggi, a distanza di tanti anni, abbiamo non solo il dovere di ricordare, ma di lavorare ed investire in prevenzione e sicurezza perché simili tragedie non accadano mai più. Il ricordo di quei tragici momenti è una ferita ancora aperta nella memoria e nella coscienza di tutti noi. Credo sia fondamentale, quindi, stare al fianco dei comitati delle vittime e sostenere con convinzione tutte le iniziative e le rivendicazioni portate avanti in questi anni. Un segno di vicinanza istituzionale nei confronti di un’intera comunità ma, al tempo stesso, un atto di equità e di giustizia sociale a sostegno dei diritti di tutti coloro che hanno visto la propria vita cambiare irrimediabilmente dopo i tragici eventi del 31 ottobre 2002.”

M5s: “Puntare su un piano pluriennale. Risorse europee treno da non perdere”.
“Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere”. Nelle parole del premio Nobel José Saramago trovo il senso di questa giornata che da 18 anni ci vede stretti nel ricordo di 27 bambini e della loro maestra, vittime di un mondo che troppo spesso non trova il tempo di fermarsi a riflettere sui propri errori, errori che lasciano ai posteri pesanti conti da pagare. Quel maledetto 31 ottobre, San Giuliano di Puglia e l’intero Molise hanno perso un pezzo del proprio futuro. Il crollo della scuola Jovine rappresenta uno spartiacque: da quel momento in poi la nostra regione ha iniziato il suo tortuoso percorso per dimostrare, appunto, di meritare di esistere. Uno sforzo che dobbiamo ai bambini di San Giuliano, che sono stati ingiustamente privati di un futuro. Un dovere morale nei confronti delle loro famiglie, ma anche dei loro compagni di scuola sopravvissuti al crollo. È in loro che dobbiamo trovare, ogni giorno, la determinazione per far sì che una simile tragedia non si ripeta. Penso a Veronica D’Ascenzo che, sopravvissuta al crollo della sua scuola, è diventata testimonial della sicurezza scolastica. Ma anche simbolo di come un evento traumatico possa essere trasformato in una missione di vita. Un anno fa Veronica si è laureata in Scienze della Formazione primaria, con una tesi sui bambini con danni post traumatici da stress, e oggi è diventata maestra. “Il suo è un messaggio di cultura, d’amore e di speranza nel solco della sicurezza scolastica di cui è testimonial con la vita”: ne parla così la mamma Rachele, insegnante anche lei. Oppure penso a Pompeo Barbieri grande esempio di reazione alle avversità, esempio di impegno, di resilienza. Anche da lui abbiamo tanto da imparare perché l’incubo del crollo non è bastato a minare la sua forza di volontà e oggi è ingegnere informatico e campione di nuoto paraolimpico. Due persone, un ragazzo e una ragazza, due esempi che riempiono d’orgoglio l’intero Molise, perché per onorare davvero le vittime del terremoto di San Giuliano, per disegnare un futuro diverso da un passato drammatico, non si può che partire da loro. La memoria, da sola, non basta. È il punto di partenza, non può essere il punto d’arrivo. È infatti necessario, agire, fare, concretizzare gli insegnamenti del passato. Oggi, a distanza di tanti anni, ci troviamo ancora a discutere di sicurezza degli edifici scolastici e quest’anno la pandemia ci costringe a declinare questo concetto di sicurezza sotto altre forme, per tutti noi drammaticamente nuove. La scuola ha nella sua natura il carattere di apertura, di socialità, di dialogo tra persone, fianco a fianco, aspetti messi in pericolo dalla pandemia. Ma proprio come Veronica e Pompeo, come loro ci hanno insegnato, anche le istituzioni hanno il dovere di non lasciarsi sopraffare dagli eventi, ma di reagire e rendere le difficoltà, opportunità di crescita. E allora la pandemia può divenire momento di rilancio. Dopo anni di tagli al comparto, è questo il tempo degli investimenti, prima di tutto sulla sicurezza: quella delle strutture, prima di tutto. Perché la scuola deve essere un luogo sicuro, per i nostri figli e per tutto il personale che ci lavora. Per questo bisogna puntare su un piano pluriennale di efficientamento energetico e adeguamento strutturale degli edifici, che contempli anche nuove costruzioni. Obiettivi principali sono la sicurezza e la sostenibilità ambientale certo, ma importante sarà anche rinnovare gli spazi per renderli adeguati a una didattica altrettanto rinnovata e innovativa. Perché realizzare edifici pensati esclusivamente per la didattica significa imprimere una svolta nel modo di insegnare e creare un nuovo modello di scuola, per il quale deve essere centrale la transizione al digitale. Un’altra opportunità è quella di rendere la scuola più inclusiva, per coinvolgere di più e meglio studenti e studentesse con disabilità e disturbi specifici dell’apprendimento, mettendo in relazione e in comunicazione le scuole e le istituzioni. Ma la pandemia impone anche la sicurezza come tutela della salute. In questo senso bisogna valorizzare il personale scolastico, garantire qualità ed innovazione al servizio formativo attraverso percorsi di formazione permanente e obbligatoria. Gli eventi degli ultimi mesi hanno dimostrato come sia indispensabile investire sulla formazione di tutto il personale scolastico, senza eccezioni, per rispondere in maniera sempre più adeguata e coerente alle esigenze di innovazione digitale. Negli ultimi anni il settore scolastico ha subìto tagli per 8,5 miliardi di euro, mentre solo quest’anno sono stati investiti sulle nostre scuole 7 miliardi. Ancora non basta, sembra assurdo ma è così. Per questo sarà importante l’arrivo delle risorse dall’Europa e sarà ancor più importante il loro utilizzo per garantire un futuro migliore, più sicuro, più sostenibile, alle nuove generazioni. In definitiva abbiamo la grande responsabilità di garantire alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi un’istruzione sempre migliore, sempre più all’avanguardia, garantendo loro i migliori strumenti possibili per conoscere il mondo e viverlo, ciascuno a proprio modo. Ecco, il punto: la scuola deve saper avviare alla vita. Impegnarsi, tutti insieme, per raggiungere questo obbiettivo è l’unico modo per rendere omaggio ai 27 angeli di San Giuliano e alla loro maestra. E, forse, lo spero con tutto il cuore, è anche l’unico modo per tentare di lenire il dolore delle loro famiglie.

Confprofessioni: “Garantire sicurezza affidandosi a professionisti competenti e vigilando”.
Sono passati 18 anni da quel terribile giorno, quando il Molise si è piegato piangendo i suoi figli: 27 bambini e la loro insegnante, vittime del crollo della scuola di San Giuliano di Puglia a seguito del sisma che interessò buona parte della regione. Una ferita insanabile, una tragedia che ha portato via una intera generazione e che, da allora, ha segnato la coscienza di ciascuno. “Oggi si celebra la giornata della memoria, per non dimenticare quell’immane tragedia e per non smettere mai di esigere luoghi sicuri – ha sottolineato il presidente di Confprofessioni Molise , Riccardo Ricciardi – È ormai una priorità avere istituti scolastici antisismici, perché non si pianga più alcun figlio, alcun caro. È, inoltre, fondamentale affidarsi a professionisti competenti perché si continui a ricostruire, o ad adeguare le strutture già esistenti, con efficienza. Un appello anche alle istituzioni: non ci si perda nei cavilli burocratici del sistema e si accelerino gli interventi, vigilando costantemente sugli stessi”. Nella speranza che mai più si verifichino fatti simili, l’intera Confederazione commemora oggi quegli angeli e la loro maestra.

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