Sostegno alle attività economiche delle aree interne, al Molise 5,8 mln di euro: le risorse assegnate Comune per Comune. Prime indicazioni operative

Il governo ha varato il 15 settembre 2020 il Decreto che ripartisce tra i Comuni delle aree interne e montane italiani 210 milioni di euro per il sostegno alle attività produttive economiche, artigianali e commerciali dei territori. 3.101 Comuni saranno beneficiari, per un totale di 4.171.667 abitanti italiani coinvolti. Al Molise assegnati circa 5 milioni e 800mila euro.

Il Decreto deve ancora essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Molti Enti, moltissimi sindaci e amministratori hanno chiesto ad ANCI di fornire indicazioni e specifiche. ANCI MOLISE ha chiesto al Ministro Provenzano e ai Dipartimenti competenti per materia di promuovere al più presto occasioni di confronto con gli Enti beneficiari dei contributi, dei quali peraltro al momento non risulta ancora essere stata trasmessa ai Comuni una comunicazione dei trasferimenti in arrivo. I Comuni potranno utilizzare il contributo per sostenere economicamente piccole e medie imprese del proprio territorio, attraverso:
– contributi a fondo perduto per spese di gestione
– sostegni alla ristrutturazione, ammodernamento, ampliamento, innovazione
– contributi a fondo perduto per acquisto di macchinari, impianti, arredi, attrezzature, opere murarie e impiantistiche.
La necessità di finanziare i Comuni, e attraverso di loro le attività produttive delle aree interne, era stata più volte sollecitata da ANCI e dai sindaci negli ultimi dieci anni.

Beneficiari
Per la definizione della platea dei Comuni beneficiari è stato utilizzato, così come chiesto da ANCI MOLISE, il criterio della perifericità e della minore dimensione demografica. La classificazione risale al 2014 ed è stata promossa all’interno della Strategia nazionale per le Aree interne. La “Nota tecnica” allegata al Dpcm chiarisce come è stata composta la platea di Comuni beneficiari. Ecco i comuni molisani beneficiari e la quota di fondo stabilita.
Acquaviva Collecroce 46.443 euro;
Acquaviva d’Isernia 39.856 euro;
Agnone 172.638 euro;
Bagnoli del Trigno 48.393 euro;
Belmonte del Sannio 48.895 euro;
Bonefro 66.856 euro;
Campochiaro 46.443 euro;
Campolieto 53.238 euro;
Cantalupo 49.988 euro;
Capracotta 53.504 euro;
Carovilli 66.737 euro;
Casacalenda 87.593 euro;
Casalciprano 43.253 euro;
Castelbottaccio 35.927 euro;
Castel Del Giudice 37.197 euro;
Castellino 44.376 euro;
Castelmauro 70.253 euro;
Castelpetroso 75.777 euro;
Castel San Vincenzo 42.308 euro;
Castelverrino 30.994 euro;
Castropignano 55.099 euro;
Cercepiccola 46.946 euro;
Cerro al Volturno 64.611 euro;
Chiauci 34.273 euro;
Civitacampomarano 38.822 euro;
Civitanova del Sannio 55.158 euro;
Colle d’Anchise 51.140 euro;
Colletorto 82.069 euro;
Colli a Volturno 67.092 euro;
Conca Casale 33.269 euro;
Duronia 39.915 euro;
Forlì del Sannio 47.861 euro;
Fossalto 65.320 euro;
Frosolone 119.082 euro;
Gambatesa 69.485 euro;
Gildone 51.170 euro;
Guardialfiera 58.200 euro;
Guardiaregia 50.668 euro;
Jelsi 81.005 euro;
Limosano 49.191 euro;
Lucito 47.300 euro;
Lupara 41.747 euro;
Macchiagodena 81.123 euro;
Macchia Val Fortore 43.933 euro;
Mafalda 62.454 euro;
Miranda 57.846 euro;
Monacilioni 42.249 euro;
Montagano 58.968 euro;
Montecilfone 66.797 euro;
Montefalcone del Sannio 71.877 euro;
Montelongo 38.202 euro;
Montemitro 37.906 euro;
Montenero Val Cocchiara 43.135 euro;
Monteroduni 90.547 euro;
Montorio 39.679 euro;
Morrone 44.996 euro;
Palata 77.254 euro;
Pescolanciano 52.883 euro;
Pescopennataro 35.455 euro;
Petacciato 139.819 euro;
Petrella Tifernina 61.007 euro;
Pietrabbondante 48.866 euro;
Pietracatella 66.088 euro;
Pietracupa 34.332;
Pizzone 36.991 euro;
Poggio Sannita 46.443 euro;
Portocannone 100.590 euro;
Provvidenti 31.201 euro;
Rionero Sannitico 60.327 euro;
Ripabottoni 42.544 euro;
Roccamandolfi 55.246 euro;
Roccasicura 43.342 euro;
Roccavivara 49.870 euro;
Rocchetta a Volturno 59.943 euro;
Rotello 63.399 euro;
Salcito 47.064 euro;
Scapoli 47.566 euro;
San Biase 32.855 euro;
San Felice 45.794 euro;
San Giacomo degli Schiavoni 69.632 euro;
San Giuliano del Sannio 57.078 euro;
San Giuliano di Puglia 58.732 euro;
San Martino in Pensilis 167.114 euro;
San Massimo 52.617 euro;
San Pietro Avellana 42.278 euro;
San Polo Matese 42.278 euro;
Santa Maria del Molise 48.807 euro;
Santa Croce di Magliano 154.353 euro;
Sant’Angelo del Pesco 38.586 euro;
Sant’Angelo Limosano 38.172 euro;
Sant’Elena Sannita 36.784 euro;
Sant’Elia a Pianisi 78.110 euro;
Sepino 82.482 euro;
Spinete 64.463 euro;
Tavenna 47.861 euro;
Torella del Sannio 49.752 euro;
Trivento 165.135 euro;
Tufara 53.297 euro;
Ururi 105.288 euro;
Vastogirardi 48.039 euro.

Quali aziende da sostenere
I Comuni possono utilizzare il contributo assegnato con il Dpcm firmato dal Sottosegretario Fraccaro, per la realizzazione di azioni di sostegno economico in favore di piccole e micro imprese, anche al fine di contenere l’impatto dell’epidemia da Covid-19, che: svolgano attività economiche attraverso un’unità operativa ubicata nei territori dei Comuni, ovvero intraprendano nuove attività economiche nei suddetti territori comunali; sono regolarmente costituite e iscritte al registro delle imprese; non sono in stato di liquidazione o di fallimento e non sono soggette a procedure di fallimento o di concordato preventivo.

Quali azioni di sostegno
Le azioni di sostegno economico possono ricomprendere: erogazione di contributi a fondo perduto per spese di gestione; iniziative che agevolino la ristrutturazione, l’ammodernamento, l’ampliamento per innovazione di prodotto e di processo di attività artigianali e commerciali, incluse le innovazioni tecnologiche indotte dalla digitalizzazione dei processi di marketing on line e di vendita a distanza, attraverso l’attribuzione alle imprese di contributi in conto capitale ovvero l’erogazione di contributi a fondo perduto per l’acquisto di macchinari, impianti, arredi e attrezzature varie, per investimenti immateriali, per opere murarie e impiantistiche necessarie per l’installazione e il collegamento dei macchinari e dei nuovi impianti produttivi acquisiti

Triennalità del fondo
Il fondo è triennale e i Comuni riceveranno la prima annualità con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Dpcm. Per le annualità successive alla prima, l’erogazione è subordinata al completo utilizzo delle risorse erogate in riferimento alle precedenti annualità. ANCI chiederà per il 2020 una elasticità nell’utilizzo del fondo, visti i ritardi nell’erogazione e la complessità della fase che stiamo vivendo a causa della pandemia.

Impegno congiunto degli Enti
È auspicabile, come già avviene per molti contributi ricevuti da singoli Comuni, che vi sia – prima della definizione di un bando per l’erogazione delle risorse alle imprese – un confronto tra i Comuni dello stesso ambito territoriale ottimale. Questo per consolidare politiche di territorio, per evitare mero ‘assistenzialismo’ con risorse pubbliche. Il Dpcm è stato volutamente – ci viene detto – scritto a “maglie larghe” così da lasciare alle Amministrazioni locali di poter interpretare meglio le puntuali esigenze locali.

Quante imprese
La platea delle imprese nei Comuni finanziati è di circa 200mila. Con un riparto senza particolari criteri, premialità, richieste di cofinanziamenti, il finanziamento “a pioggia” sarebbe di circa 1000 euro per impresa. È evidente che è opportuno introdurre un approccio selettivo per rendere sensibile il contributo. È importante introdurre alcuni criteri per orientare obiettivi territoriali ottenibili grazie ai finanziamenti.

Ulteriori considerazioni di merito
La definizione del Decreto sembrerebbe riconoscere tutte le spese anche gestionali e quindi metterebbero l’intera platea di imprese nella condizione di godere dei benefici, tuttavia per un importo molto modesto o invece di doverne comunque selezionare una parte con criteri. Sembrerebbe ragionevole dunque focalizzare il contributo sulle sole spese di investimento, materiale e immateriale, sostenute, per introdurre un criterio selettivo orientato a obiettivi di sviluppo. È opportuno stabilire un limite minimo e uno massimo delle spese ammissibili che potranno essere considerate dalla data di emanazione del Decreto a un congruo termine (un anno, ad esempio) dalla emanazione del bando. Potrà essere previsto un limitato scostamento (in diminuzione) delle spese rendicontate rispetto a quelle preventivate. È opportuno individuare criteri di graduatoria per ordinare le richieste ricevute in caso di eccesso delle richieste rispetto alle disponibilità. Il bando non si sostituisce alle misure dei “Ristori” previste dagli ultimi Decreti in merito (in fase di conversione) redatti dal Governo nel corso della seconda ondata della pandemia. Il “Fondo di sostegno alle attività economiche, artigianali e commerciali” nasce prima della pandemia e il suo utilizzo, da parte dei Comuni, non è esclusivamente finalizzato a misure che contengano l’impatto della pandemia. Questo può essere uno dei presupposti, ma non è l’unico e non è vincolante.

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