Incinta e positiva al Covid, trasportata al Cardarelli viene sballottata tra un reparto e l’altro. L’odissea di una 25enne prima del ricovero

Allerta il 118 per problemi respiratori ma una volta al Cardarelli inizia l’odissea per una ragazza 25enne di un comune dell’hinterland campobassano, incinta e positiva al Covid-19. E’ quanto successo nella serata di ieri: la giovane, al quinto mese della sua prima gravidanza, è stata ricoverata dopo essere stata sballottata per circa 3 ore tra il Pronto Soccorso e i reparti Covid. Una fotografia della situazione delicata e drammatica al nosocomio di contrada Tappino, dove la ricerca di un posto letto disponibile in questa fase diventa quasi una battaglia fra le famiglie e la struttura sanitaria. Laura (nome di fantasia), in isolamento domiciliare, viene raggiunta nella sua abitazione nel pomeriggio dal personale Usca per ricevere la dovuta assistenza. La saturazione è bassa e i camici bianchi, trovandosi di fronte a soggetto a rischio per via della gravidanza, ritengono necessario il ricovero. Ma al Cardarelli, sarebbe stata la risposta, non ci sono posti. La  donna però ha bisogno di assistenza continua, prima che il quadro peggiori, e viene trasportata dal personale 118 al Pronto Soccorso, dove sussiste l’area grigia, che però è riservata ai pazienti potenzialmente contagiati in attesa di trasferimento e quindi non disponibile allo scopo. Il marito e altri familiari sono costretti a rimanere a casa per via delle severe disposizioni anti contagio. Dopo lunghi minuti di attesa in ambulanza davanti al Cardarelli, la povera Laura viene condotta ad uno dei reparti Covid al primo piano, dove forse avrebbero ritagliato uno spazio per lei. Le sue condizioni non sono ottimali, la bombola di ossigeno cerca di aiutare i suoi polmoni a mandare dentro l’aria, forse comunque si è arrivati alla quadra. E invece la paziente viene respinta all’ingresso del reparto. “E’ tutto pieno, non sappiamo dove collocarla”, sarebbe stata la motivazione. Laura viene rispedita in Pronto Soccorso, affrontando, insieme al personale incaricato ad accompagnarla, freddo e pioggia, dal momento che il percorso Covid impone di uscire dalla struttura per tornare al ‘punto di partenza’. Su e giù per gli ascensori, su e giù dall’ambulanza, il tempo passa e le forze per affrontare questi spostamenti diminuiscono. La situazione al Pronto Soccorso però non cambia, la 25enne e suo figlio in grembo non sanno dove andare. Chiedono solo aiuto. La saturazione è ancora troppo bassa, la bombola di ossigeno si sta esaurendo, i familiari chiamano al telefono, scrivono messaggi, sono preoccupati. Dal Pronto Soccorso provano a rimandarla al primo piano, dove però, insistono, non c’è posto. La disperazione sale, la tensione aumenta persino fra i sanitari costretti a sbattere contro l’emergenza e i limiti delle risorse a disposizione. Alla fine, a tarda sera, riescono a trovare un posto letto nel reparto Covid del quinto piano. Laura viene ricoverata, l’odissea si conclude dopo circa 3 ore e mezza che hanno evidenziato ancora una volta i problemi del principale centro Covid regionale.

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