Farsa finita, bocciata la sfiducia a Toma, i contrari ‘vincono’ 11 a 10. Il governatore resta al suo posto

Ore 22.45. Cala il sipario sulla seduta farsa tenutasi oggi a Palazzo d’Aimmo fino alle 22 circa e che poteva essere impiegata per discutere e approvare qualche legge utile ai molisani. D’altronde l’esito della mozione di sfiducia a Donato Toma era quasi scontato (quasi, perché le sentenze vanno scritte nero su bianco) dopo l’obbrobrioso spettacolo di una settimana fa, con il ritiro lampo (probabilmente da record olimpico) della firma di Filomena Calenda, convinta a fare un passo indietro, dopo appena qualche ora, con l’assegnazione di un assessorato. La mozione è stata oggi bocciata, dopo una lunga giornata, con 11 voti contrari e 10 favorevoli. Neanche il pareggio sarebbe bastato per mandare Toma a casa. Eppure il governatore un po’ di sudore freddo lo ha provato. Innanzitutto perché dal fuoco nemico-ribelle non ci sono stati altri ripensamenti. Oltre all’opposizione, Pd e M5s (otto consiglieri), Michele Iorio e Aida Romagnuolo sono rimasti fermi sulla propria decisione, nonostante le minacce di espulsione da Fratelli d’Italia arrivate da ponente. A quel punto qualche altro consigliere di maggioranza, nel corso della seduta, si sarebbe fatto venire il mal di pancia. E in almeno un caso, uscendo dall’aula, non sarebbe più rientrato (si parlerebbe di Armandino D’Egidio). Al punto che qualcuno sarebbe andato a cercarlo, temendo che si fosse sentito male. Ma in bagno non c’era nessuno. Una crisi esistenziale o un atto di forza col presidente per garantirgli ancora l’appoggio? Al momento non è dato sapere. Fatto sta che si è trattato di un fuoco di paglia e al momento del voto c’erano tutti. La mozione viene bocciata. L’unica novità è il cambio in uno dei posti della vice presidenza, con l’elezione di Gianluca Cefaratti, mentre Angelo Primiani è stato riconfermato (votazione necessaria dopo il passaggio della Calenda dal Consiglio alla giunta). Toma ne esce con un voto in più rispetto alle previsioni. Ma con più di qualche certezza in meno per il futuro.

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