Venerdì Santo, due anni senza il ‘Teco Vorrei’. Molise Tabloid ripropone il video della processione

Torneremo a vivere le emozioni, a farci coinvolgere nella bellezza, a farci battere il cuore all’aperto, davanti a immagini e suoni reali, non filtrati dallo schermo di un computer o di uno smartphone che, in ogni caso, vista la situazione, costituiscono nella sua utilità un’ancora di salvezza. Torneremo a vivere la Passione di Cristo nelle strade, a cantare il Teco Vorrei che sopravvive da oltre 130 anni, ossia da quando il maestro campobassano Michele de Nigris intese arricchire il cosiddetto “Mortorio”, mettendo in musica i versi di Pietro Metastasio e intitolando il canto “Inno all’Addolorata”, poi rivisitato nel secondo dopoguerra dal maestro Lino Tabasso che adattò la tonalità, portandola in Re minore, al fine di renderla maggiormente accessibile al coro. Per il secondo anno consecutivo, a causa della pandemia, la processione del Venerdì Santo, tanto sentita dal popolo campobassano, sarà solo un malinconico ricordo, lasciando tutti immaginare la fiumana di persone e di teste “nere”, vestite a lutto, scorrere per le via del centro, le note e le voci che accompagnano il Cristo morto e la Madonna Addolorata, mentre ci si accorge, inconsciamente, che stiamo cantando ad alta voce forse l’inno più caratteristico della città e dell’anima dei suoi residenti. La preghiera del detenuto sarà l’unica tappa che in qualche modo sopravviverà in questa edizione, riservata a pochissimi, fra cui il Vescovo Bregantini, il sindaco di Campobasso e l’autore della lettera. Torneremo chissà quando in strada a vivere quella emozione che tale non può essere se non in maniera collettiva. Forse non potremo farlo tutti insieme o forse, quando sarà possibile, saremo ancora costretti per un po’ ad utilizzare una mascherina, a garantire un piccolo margine di distanziamento. Nessuno può dire cosa ci riserverà il futuro. Intanto possiamo solo ricordare. Per questo, per il secondo anno, riproponiamo il video di uno spezzone della processione del Venerdì Santo, nell’ultima edizione vissuta prima che scoppiasse l’incubo della pandemia.

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