In tre mesi due morti sul lavoro ogni giorno. Attesa per l’autopsia sulla salma dell’operaio precipitato dal viadotto. Sindacati verso lo sciopero

Si chiamava Mario Trocinà, aveva 55 anni ed era originario di Catania ma da circa 20 anni viveva a Jesi, nelle Marche. E’ l’operaio precipitato ieri per circa 30 metri dall’impalcatura posta sotto un viadotto dell’A14 nel territorio di Campomarino, l’ennesimo nome avvolto nel sangue in una drammatica lista di dolore, una piaga che attraversa i decenni e le pandemie ma per la quale non è stato trovato ancora un “vaccino” efficace. Pochi giorni dopo la Festa dei Lavoratori, anche il Molise si conferma teatro di una serie di tragedie che non conosce età e geografia. Mentre siamo rimasti tutti colpiti dall’atroce morte della giovanissima 22enne Luana D’Orazio, schiacciata da un macchinario all’interno di un’azienda in provincia di Prato, ecco che si materializza sotto i nostri occhi un’altra scena con contorni diversi ma appartenente alla medesima trama. La Procura di Larino ha posto sequestro il cantiere e a breve probabilmente disporrà l’autopsia sulla salma del 55enne marchigiano, e non è escluso che possano esserci degli indagati. Cosa è successo sul ponteggio? E’ stato compiuto un movimento azzardato o l’operaio è stato colto da un malore? L’imbracatura era stata davvero indossata e, se sì, in che modo? Era forse difettosa? E chi era deputato al controllo? Domande a cui gli inquirenti cercheranno di dare una risposta, mentre per familiari e amici dubbi e dolore si mescoleranno in un amarissimo liquore da ingerire ogni giorno.

Sindacati: “In tre mesi due morti sul lavoro al giorno”.
““Io devo lavorare, io voglio lavorare, io questa sera devo tornare a casa per abbracciare la mia famiglia….” Apprendiamo la notizia della morte di un uomo, non una morte bianca ma una morte dai mille colori, i colori dei cinquantacinque anni di vita di una persona e dei suoi cari”. In questo modo le categorie sindacali molisane della FILCA CISL, FILLEA CGIL e la FENEAL UIL esprimono il più profondo cordoglio per la perdita della vita sul posto di lavoro dell’operaio marchigiano dipendente della Eurobuilding Spa che ha in subappalto i lavori di manutenzione stradale della A14 al km 478 nel cantiere di Campomarino. “Oggi è un giorno triste per il settore dell’edilizia molisana che deve stringersi attorno alla necessità di sicurezza sui luoghi di lavoro. In questi giorni si sono susseguite, con una tragica sequenza, gli eventi di morti nei luoghi di lavoro, donne e uomini di tutte le età, che senza distinzione alcuna sono state strappate a questa vita mentre compivano gesti quotidiani, che magari avevano ripetuto migliaia di volte con assoluta capacità e professionalità. Dal 1° gennaio al 31 marzo 2021 in Italia sono morte sul lavoro due persone al giorno. Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Inail nel primo trimestre del 2021 sono state 185, 19 in più rispetto alle 166 denunce registrate nel primo trimestre del 2020 (+11,4%). Una strage che non può essere silenziosa, ma deve essere portata all’attenzione dell’opinione pubblica con forza, suscitando nell’animo delle persone lo sdegno per una sconfitta sociale. La sicurezza sui luoghi di lavoro deve essere oggi la bandiera dietro la quale unire le forze dei vari gruppi che compongono il mondo del lavoro, per far sì che lavoro diventi sinonimo di sicurezza e viceversa. È necessario far sì che l’informazione, la formazione e l’adeguamento tecnologico delle attrezzature lavorative siano alla base dell’attività quotidiana svolta sui luoghi di lavoro così che tutte le madri, tutti i padri e tutti i figli possano dire “sono tornato”.” Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil chiederanno un incontro urgente alla ditta Eurobuilding e si riuniranno in assemblea con i lavoratori per proclamare uno sciopero di 4 ore.

Franco Spina (Cgil): “Prevenzione e rispetto delle norme devono essere la priorità”.
“Il 2021 non nasce sotto i migliori auspici per quanto attiene gli infortuni mortali sul lavoro. E’ di ieri la notizia dell’ennesima vittima sul lavoro, l’incidente mortale avvenuto a Campomarino, come quello di solo qualche giorno fa a Prato, riportano all’attenzione di tutti il tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Se è vero che nel 2020 e all’inizio del 2021, anche per effetto della pandemia e del blocco di molte attività lavorative gli infortuni sono diminuiti, non si può dire altrettanto per quanto attiene quelli mortali. Sono 554.340 gli infortuni sul lavoro denunciati all’Inail nel 2020, in calo del 13,6% rispetto ai 641.638 dell’anno precedente, e 1.270 quelli con esito mortale, 181 in più rispetto ai 1.089 del 2019 (+16,6%). Se i decessi in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il luogo di lavoro, sono diminuiti di quasi un terzo, da 306 a 214 (-30,1%), quelli avvenuti durante il lavoro sono invece aumentati del 34,9%, da 783 a 1.056. È tangibile che, pur con meno lavoro e meno infortuni nel complesso, aumentano i decessi legati al lavoro. La tendenza preoccupante dello scorso anno, si conferma in questi primi mesi del 2021. L’ultimo rapporto trimestrale Inail, conferma che da gennaio a marzo si sono verificati 181 infortuni mortali con una media di 2 decessi al giorno. Secondo alcuni osservatori indipendenti sugli infortuni, il conto aggiornato ad oggi sarebbe di 234 vittime, una vera e propria emergenza. Il tema sicurezza, tutela della salute, formazione e investimenti tecnologici, devono urgentemente tornare ad essere una priorità per l’intero Paese. Nonostante le norme, i protocolli e gli impegni sempre dichiarati sulla necessità di garantire condizioni di lavoro sicuro, è inconcepibile che si abbiano questi spaventosi numeri di vittime. Urge passare da una politica che prende atto del problema, ad una politica che affronti il problema. Ad ogni evento luttuoso, si susseguono impegni, prese di posizione, frasi di circostanza sulla necessità di garantire meglio la salute e i diritti dei lavoratori, poi passato il momento si torna a parlare di altro rimuovendo il tema dall’agire quotidiano. Questa pandemia ha evidenziato un calo di attenzione verso la prevenzione. In alcuni casi l’investimento nella sicurezza viene visto oggi più di ieri solo come un costo che mal si concilia con il profitto, la concorrenza e la ripresa. Servono investimenti nella prevenzione e nella cultura della sicurezza, una formazione continua e processi di innovazione capaci di eliminare le fonti di rischio. Come CGIL abbiamo sempre ribadito che la sicurezza è un diritto fondamentale di chi lavora e pretendiamo si faccia il necessario per garantirne l’esigibilità. Bisogna investire in formazione e sul sistema dei controlli. Ad oggi, l’ispettorato nazionale è sotto organico, ci sono 4.500 dipendenti a fronte di una necessaria dotazione organica di 6.500 addetti, così anche sul fronte dei dipartimenti di prevenzione delle Asl dove ci sono 2.000 addetti contro i 5.000 presenti nel 2009. Anche sul fronte Inail, siamo sotto organico con solo 246 addetti dedicati. È evidente che esiste una scarsa attenzione delle istituzioni governative a tutti i livelli, con questa situazione è molto difficile completare un processo di controlli legato alla cultura della sicurezza e al rispetto delle norme. Occorre procedere con urgenza ad integrare i sistemi tra Inail, Asl e Ispettorato del lavoro. La mancanza di una banca dati unica sugli infortuni e sui controlli, la carenza di personale dedicato, confermano da parte del legislatore una sottovalutazione del problema e, di conseguenza, delle soluzioni che servirebbero per affrontare seriamente il fenomeno. Anche a livello territoriale serve una vera inversione di marcia. In più circostanze, come CGIL, abbiamo evidenziato la necessità di sottoscrivere con le due Regioni (Abruzzo e Molise), un protocollo che riguardi la legalità e la sicurezza negli appalti pubblici, in una necessaria rivisitazione anche della legislazione regionale in materia di lavoro. Le tematiche della qualità del lavoro e dei diritti dei lavoratori si affrontano anche in questo modo e, nel contempo, si rende più efficace la difesa di quelle aziende che applicano correttamente le norme dei CCNL ed effettuano puntualmente investimenti sulle norme in materia di salute e sicurezza evitando pratiche di concorrenza sleale. Ci auguriamo che le tante dichiarazioni pubbliche di questi giorni possano trasformarsi effettivamente in atti concreti, noi lavoreremo in questa direzione sollecitando sempre un’attenzione massima sul tema, poiché ribadiamo con forza che non si può continuare a morire di lavoro”.

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