Michele Montagano, 100 anni e fascia tricolore per l’eroe molisano di Unterlüss. Festa ed emozione in Comune. “La libertà e l’Italia per me sono tutto”

L’Amministrazione comunale di Campobasso ha inteso festeggiare i 100 anni del suo cittadino benemerito Michele Montagano, con una cerimonia che si è tenuta questa mattina nella Sala consiliare di Palazzo San Giorgio. Ad accogliere Michele Montagano con i suoi familiari, alla presenza anche delle autorità civili e militari che hanno con piacere aderito all’invito, c’erano il sindaco di Campobasso, Roberto Gravina e il presidente del Consiglio Comunale, Antonio Guglielmi. La cerimonia che l’Amministrazione comunale ha trasmesso anche in streaming, ha voluto ricordare, in un giorno così importante per Michele Montagano e per i suoi cari, il valore e l’insegnamento del suo cittadino benemerito.

“Non è l’età o il trascorrere del tempo ciò che siamo qui a festeggiare – ha detto il sindaco Gravina nel suo messaggio. – Non è nella cifra tonda dei 100 anni il vero valore che oggi, tutti insieme, siamo desiderosi di riconoscere a Michele Montagano, cittadino benemerito di Campobasso, ma bensì è nei modi, nella misura e nell’esempio che per tutto questo tempo, con coerenza e coraggio, egli ha mostrato alle giovani generazioni che ha incontrato nel suo cammino. Festeggiamo Michele Montagano perché ha vissuto da testimone il suo tempo, i suoi anni, e li continua a vivere con lo stesso piglio, la stessa determinazione che nasce dalla voglia di parlare anche per chi non ha potuto farlo, per ricordare chi non è sopravvissuto agli eccidi nazifascisti. Michele Montagano condivide con la nostra comunità la sua memoria, quella storica e quella più strettamente personale, e sappiamo quanto sia costato a ogni uomo ricordare quel male estremo che venne fuori dal fumo nero della storia della seconda guerra mondiale. Grazie a lui e a tutti i testimoni che hanno dedicato la loro intera vita alla diffusione della verità e alla netta condanna dei crimini perpetrati verso l’umanità, oggi non esistono più alibi per chi vorrebbe fare del revisionismo storico sulla pelle di milioni di vittime. La memoria ci rende consapevoli del nostro percorso, della nostra storia e ci mette di fronte a ciò che siamo, ponendoci la fatidica domanda: chi vogliamo essere? Michele Montagano ha saputo rispondere, ha saputo ricordare, per se stesso e per gli altri ed è lui e i valori che egli rappresenta ciò che oggi festeggiamo. Che la fascia tricolore “speciale” renda ancor più luminosa la sua testimonianza di vita, dott. Michele Montagano, cingendola in un abbraccio affettuoso. Auguri dottor Michele e grazie.”

Il sindaco Gravina ha donato a Michele Montagano una fascia tricolore speciale, da primo cittadino, mentre l’ANPI, con il proprio rappresentante Loreto Tizzani, gli ha fatto dono della tessera ad honorem dell’Associazione Nazionale Partigiani. Un dono speciale è arrivato anche da parte della sindaca di Casacalenda, Lallitto, paese nativo di Michele Montagano. A portare i saluti e gli auguri da parte della Regione Molise è invece intervenuto l’assessore Quintino Pallante. A fine cerimonia, Michele Montagano, visibilmente commosso, ha voluto ringraziare tutti con poche ma toccanti e profonde parole: “Per me l’Italia è tutto. Viva l’Italia.” E ancora: “La libertà, quella del cervello, di pensare, è la cosa più bella”.

Montagano, uno dei 44 eroi di Unterlüss.
Con i 44 eroi di Unterlüss si fa riferimento ad un avvenimento storico della seconda guerra mondiale avvenuto il 24 febbraio 1945 quando 44 ufficiali del Regio Esercito italiano, presi prigionieri dai tedeschi in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943, si ribellarono alle imposizioni tedesche sostituendosi a 21 loro compagni scelti per la fucilazione. L’episodio nacque dall’originario rifiuto di 214 ufficiali del Regio Esercito che, dopo l’8 settembre 1943, presi prigionieri dai tedeschi, si rifiutarono di sottoscrivere l’adesione alla Repubblica Sociale Italiana. Classificati come Internati Militari Italiani, furono impiegati coattivamente in lavori pesanti nei campi di concentramento tedeschi e polacchi. Il 16 febbraio 1945, rinchiusi presso l’Oflag 83 di Wietzendorf, furono trasferiti nell’aeroporto di Dedelsdorf ormai in disuso che sarebbe dovuto essere un campo “civetta” su cui attirare i bombardamenti Alleati, destinati altrimenti verso altri bersagli. Gli ufficiali italiani si rifiutarono di collaborare con i tedeschi e dopo sei giorni consecutivi di opposizione, il 24 febbraio 1945 un ufficiale della Gestapo con un reparto di SS scelse 21 prigionieri a caso dal gruppo dei dissidenti minacciandone la fucilazione immediata, ma 44 ufficiali italiani si offrirono volontariamente al posto dei compagni. Dopo alcune ore di consiglio i tedeschi, sorpresi e particolarmente colpiti dal gesto eroico dei militari italiani, decisero di avviarli alla “rieducazione al lavoro”, disponendo l’immediato trasferimento nel KZ-AEL di rieducazione al lavoro di Unterlüss, tra i più duri di tutta la Germania, dove furono sottoposti fino all’aprile successivo a lavori forzati, torture, sfruttamenti e a un trattamento di stenti in cui soffrirono la fame.

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