Neonatologia “satura”, bloccati i ricoveri per i bimbi appena nati, trasferimenti fuori regione. Allerta pediatri: in Molise non vuole venire nessuno

Dura condanna del segretario della Federazione Pediatri del Molise, Meffe, sulla gestione Asrem

Momento delicatissimo all’ospedale Cardarelli di Campobasso dove da ieri, fino a nuova comunicazione, sono bloccati i ricoveri per patologie neonatali e per neonati che necessitano della terapia intensiva. L’indisponibilità è stata dichiarata dal responsabile della U.O.C. Vincenzo Santillo che, oltre ad avvisare la Direzione Asrem, ha comunicato tale drammatica situazione agli ospedali di Isernia e Termoli e al Pronto Soccorso. Il motivo è legato ad una carenza nota (tant’è che non è la prima volta che viene preso un simile provvedimento): mancano personale e termoculle sufficienti. Gli specialisti sono in sottorganico (secondo la direzione Asrem, servirebbero almeno una decina fra pediatri e neonatologi) e il Cardarelli è l’unico ospedale regionale dotato della terapia intensiva per neonati e che può prendere in carico i bimbi fino a un mese di età. Il personale, grazie ad un grande spirito di abnegazione, riesce a garantire la continua gestione del reparto ma i posti letto in Neonatologia hanno raggiunto il limite. Attualmente sono ricoverati circa 12-13 neonati (la soglia di allerta si aggira già intorno agli 8) e per evitare il collasso, considerando che generalmente i bimbi presi in carico restano mediamente due mesi, il dirigente ha dovuto optare per una decisione drastica. Cosa vuol dire? Dove finiscono i neonati che necessitano di ricovero? Saranno trasferiti in altre strutture disponibili, quindi fuori regione. C’è un’altra questione strettamente collegata a questa. Al Cardarelli esistono solo due posti letto di Pediatria per la cura dei bimbi più grandi, peraltro “arrangiati” in locali messi a disposizione dal reparto di Otorinolaringoiatria dopo la riorganizzazione per via dell’emergenza Covid, visto che il nosocomio campobassano è notoriamente l’hub regionale. Ciò significa che se i due posti letto sono occupati, i bambini devono essere trasferiti a Isernia o Termoli. E in questo periodo in cui sta aumentando il trattamento di bronchioliti, si prospettano molte odissee per le famiglie coinvolte. E ancora. Esiste, come già scritto prima, il problema della disponibilità dei pediatri. Al Veneziale due dottoresse termineranno il servizio a dicembre, lasciando ulteriormente scoperte le loro posizioni. E i bandi per reperire nuovo personale? Vuoti. In Molise, come conferma – fra gli altri – il dottor Donato Meffe, segretario regionale della Federazione Medici Pediatri del Molise, non vuole venire nessuno. Come si suol dire a livello popolare, la regione si è fatto una cattiva nomea. “Purtroppo si conferma una discutibile gestione da parte di Asrem che va avanti da anni – denuncia Meffe. – L’approccio è sbagliato. Noi rappresentanti non veniamo convocati o ascoltati. I pediatri reperiti in emergenza vengono malpagati e pure in ritardo, magari a distanza di 6 mesi o di un anno. Parliamo di 20 euro lorde orarie con le auto personali per una prestazione ad esempio da Campobasso a Termoli. Con tutte le tasse e trattenute da sottrarre sarebbe meglio farlo in forma gratuita. Chiaro che i pediatri qui scappavano via“. Per provare a fronteggiare tale emergenza dal 1 dicembre – come da delibera n. 1464/2021 – è stata stipulata una convenzione con l’A.O.R.N. “San Giuseppe Moscati” di Avellino per “prestazioni specialistiche nella disciplina di Neonatologia presso i Plessi ospedalieri ASReM” che comporteranno una  “spesa lorda omnicomprensiva di € 80,00, quale compenso orario da corrispondere” all’azienda ospedaliera, escluse spese di viaggio e soggiorno. Ma, stando ad alcune fonti, l’accordo nella pratica ancora non si vede. E in ogni caso ha scatenato qualche polemica, perché si tratta dell’ennesima decisione presa in emergenza che si aggiunge ad una prassi che sta andando avanti da qualche tempo, quella del reclutamento di medici in pensione tramite agenzie. Cosa che sta avvenendo anche con i pediatri. “E peraltro vengono pagati profumatamente, a spese dei cittadini“, conclude Meffe, “mentre noi non veniamo minimamente considerati“.

Exit mobile version