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Home»Politica»Bilancio, Fanelli: “La corsa a ostacoli di Toma si chiude con una maggioranza inesistente e un risultato illegittimo”

Bilancio, Fanelli: “La corsa a ostacoli di Toma si chiude con una maggioranza inesistente e un risultato illegittimo”

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Di AndreaBaranello il 18 Maggio 2022 Politica
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“Una seduta di bilancio che continua a mortificare l’intero Molise”. Ha sintetizzato così Micaela Fanelli, consigliere regionale del Pd, la “maratona” a Palazzo D’Aimmo che ha portato all’approvazione di Legge di Stabilità e Bilancio di previsione. Una critica sui numeri e sui contenuti che ha argomentato in una nota. “Per il quarto anno consecutivo e mai come questa volta. Lo dico a fine di una lunga sessione dedicata ai documenti contabili che più delle altre volte ha rappresentato la pagina più brutta della storia di questa terra, che sarà ricordata per un golpe antidemocratico finalizzato alla sopravvivenza di un centrodestra che però, addirittura da solo, è riuscito ad implodere e ad autoaffondarsi con la mancanza di un numero legale ritrovato poi solo in extremis nei giorni successivi. Una seduta di bilancio in cui maxiemendamenti proposti con procedure su avanzi di amministrazione illegittime vengono votati e altri fermi al palo, bloccati dai consiglieri della fronda ‘terzo piano’. Una sessione dedicata ai documenti contabili che altro non rappresenta se non la fine sostanziale di una legislatura ingloriosa di cui il Molise avrà memoria per la peggiore gestione finanziaria di tutti i tempi messa in atto da un esecutivo regionale con a capo un esperto in materia di conti, che ha portato in Aula un bilancio fuori tempo massimo e che, andando al di là della proroga al 30 aprile, di fatto ha paralizzato la Regione. Ancora una volta, quello che doveva essere l’esperto in materia ha dimostrato di avere problemi con i numeri. Proprio come già avvenuto lo scorso anno, quando l’attuale esecutivo regionale era già stato in grado di conquistare una doppia, sonora e pericolosa bocciatura contabile, arrivata dal Consiglio dei Ministri che impugnò sia il Rendiconto 2019 sia il previsionale 2021-2023. E anche questa volta i presupposti ci sono tutti. Già il semaforo rosso acceso dai revisori non è stato affatto clemente. Perché decisamente troppe sono le criticità evidenziate dai revisori nella relazione al Bilancio di previsione 2022-2024 che, di fatto, non solo dimentica del tutto cittadini e imprese messe a dura prova da un delicatissimo momento storico come quello attuale, ma pone in essere una pianificazione fantasiosa che non ha alcuna attinenza con la realtà dei fatti. Lo dicono chiaramente i revisori, quando sul previsionale, evidenziano il mancato accantonamento che avrebbe, invece, dovuto far fronte alle ingenti perdite delle società partecipate della Regione. Obiettivi fumosi anche sull’alienazioni immobiliari dell’Ente regionale, per cui la pianificazione non è stata fatta sull’effettiva capacità di realizzazione degli stessi. Ma tutto ciò è solo la punta di un iceberg se si pensa a come i revisori abbiano anche sottolineato la non avvenuta ricognizione dei contenziosi pendenti, per i quali il fondo stimato non è affatto congruente. Ancora peggio va per le passività potenziali su cui i revisori, a chiare lettere, hanno indicato come le cifre siano state ampiamente sottostimate. Così come sottostimato resta il fondo sui cosiddetti crediti di dubbia esigibilità, che nel complesso espone l’equilibrio del bilancio a un drammatico effetto negativo. Ma sempre a chiare lettere i revisori hanno anche detto come il previsionale abbia totalmente dimenticato l’impatto negativo dell’attuale e pregnante crisi energetica che sta determinando una significativa lievitazione dei costi. Altra assurda dimenticanza quella di non aver poi previsto per il 2024 la rata annuale per la rateizzazione concordata con l’Asrem per le disciolte AA.SS.LL e per la quale i revisori invitano a porre in essere ogni iniziativa utile a rispettare gli impegni presi. Senza dimentica come oggi in Aula, sul previsionale, il centrodestra si è espresso addirittura favorevolmente su un avanzo inapplicabile dato che il passaggio necessario, ovvero un pre-consuntivo da adottare attraverso una Delibera di Giunta Regionale previo parere favorevole dei revisori, è stato totalmente bypassato. Insomma, tra clamorosi errori e storiche amnesie, quello descritto nel Bilancio previsionale della Giunta Toma è un Molise che non esiste. Un Molise che non ha sanato nemmeno una delle tante criticità già sollevate dalla Corte dei Conti. E a nulla serve l’operazione edulcorata messa in atto dalla maggioranza nei lavori del Consiglio. Le bocciature di questo esecutivo restano e pesano sulla reputazione di un centrodestra che non ha provato vergogna nemmeno per il golpe antidemocratico messo in atto con la modifica della legge elettorale regionale. La nefasta apoteosi della maratona sul bilancio raggiunta dal centrodestra di Donato Toma che, con un colpo di mano autocratico, all’improvviso ha deciso di innalzare la soglia di sbarramento dal 3% al 5% nel tentativo disperatissimo di potersi assicurare una improbabile sopravvivenza politica. Un colpo di mano che non può passare sottotraccia, ma verso il quale è oggi indispensabile rispondere con una grande e partecipata mobilitazione di tutte le forze democratiche molisane che faccia da argine alla deriva antidemocratica che si vorrebbe consumare nel silenzio. Partiti, partenariato, associazioni, movimenti civici, amministratori, cittadini, tutti insieme e uniti, si oppongano democraticamente con ogni mezzo possibile alla volontà di silenziare e comprimere gli spazi del pluralismo e della rappresentanza politica. Affinché il silenzio non copra quel futuro al buio immaginato per il Molise da questo centrodestra, a cui anche in sede di Bilancio, con una serie di emendamenti e Ordini del Giorno al collegato e al previsionale, abbiamo tentato di porre un argine. Per le questioni più importanti per questa terra. Per le quali abbiamo chiesto maggiori risorse in grado di impattare positivamente sulle fasce sociali più fragili, su cui maggiormente “punge” la crisi. Stessa cosa per il comparto dell’agricoltura che, oltre all’aumento dell’inflazione, è oggi messo a dura prova dall’emergenza cinghiali. Per questo abbiamo chiesto un finanziamento per favorire la liquidità delle imprese agricole. Così come, per bloccare l’assurda situazione dell’invasione di cinghiali che sta distruggendo il comparto, abbiamo chiesto l’avvio di una sperimentazione di nuove modalità per limitare la proliferazione degli ungulati, attraverso lo stanziamento di una prima tranche da tre milioni di euro, oltre che una serie di misure a vantaggio di chi è stato danneggiato. Abbiamo, inoltre, votato favorevolmente e convintamente per tre questioni importantissime: per la diminuzione delle sanzioni per il mancato controllo delle caldaie, per una maggiore sorveglianza sulle società di affidatarie del servizio di trasporto pubblico e contro la precarietà del lavoro nell’amministrazione regionale. Tutti temi per cui ci siamo sempre battuti e che, innumerevoli volte con specifici atti, per ben quattro anni, abbiamo portato all’attenzione dell’Aula consiliare. E poi il grande impegno da mettere in campo per la salvaguardia ambientale: per proteggere il nostro territorio da qualsiasi speculazione che – con le misure di incentivazione energetica previste dal PNRR e dal necessario potenziamento delle fonti rinnovabili dopo la crisi ucraina – rischia uno sfruttamento intensivo e a tratti pericoloso che può essere bloccato solo con una chiara pianificazione regionale da accelerare, scegliendo subito le aree non idonee alla produzione di energie da fonti rinnovabili. Pensiamo, a titolo esemplificativo, ai casi recenti del Basso Molise e dell’area fra Riccia e Cercemaggiore. Ma il centrodestra oltre a essere cieco e a non riuscire a vedere il volto vero del Molise, è riuscito a essere anche sordo a qualunque tipo di appello e proposta a vantaggio delle reali emergenze che vivono i cittadini. Quelli con cui questo Governo regionale preferisce non misurarsi. Quelli che continua a umiliare con Documenti di economia e finanza patacca, quelli per cui non stanzia aiuti e quelli da cui cerca di evitare, con maldestre modifiche alla legge elettorale, un giudizio impietoso.

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AndreaBaranello

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