A distanza di un anno esatto dagli episodi delittuosi che da un lato avevano generato non poco allarme sociale, quanto mediatico e dall’altro abbassato quella percezione di sicurezza che invece si registra quotidianamente a Trivento e nell’area limitrofa, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Bojano hanno chiuso il cerchio su uno degli autori. Si tratta di un 30enne albanese, senza fissa dimora sul territorio nazionale, ma registrato in area partenopea, destinatario di ordine di espulsione dall’Italia, abilissimo alla guida di bolidi di grossa cilindrata, neanche a dire rubati, con i quali quotidianamente, insieme a sodali in fase di identificazione, ha generato scompiglio nell’area dell’alto Molise. Già pregiudicato per analoghe fattispecie di reato, è stato deferito all’Autorità Giudiziaria di Campobasso, ritenuto autore di numerosi furti, sia a Trivento che a Lupara. L’attività trae origine, oltre che dalle immagini delle telecamere stradali che di volta in volta i malviventi attivano con i loro transiti, dall’analisi di una mole indescrivibile di numeri che altro non sono che le celle telefoniche di Trivento e dintorni nei giorni dei furti (si provi ad immaginare quanti impegni ci sono nelle serate estive, non tralasciando i transiti della Trignina). Il certosino e paziente lavoro dei militari della Compagnia Matesina, coadiuvati dalla Sezione Anticrimine di Campobasso, ha permesso di evidenziare una utenza telefonica, tra le tante, che spesso si ripeteva negli orari “target” e una volta appurato che non si trattava di un cittadino del posto, la si è seguita negli spostamenti, sino a giungere ad Agnone. Proprio in quel centro dell’Alto Molise, i militari dell’Arma avevano fermato l’uomo dopo un inseguimento, non riuscendo nell’occasione ad addebitargli alcuna fattispecie di reato, ma certificando il possesso delle utenze che solo successivamente sono state monitorate nelle celle acquisite dai Carabinieri di Bojano. L’attività investigativa prosegue con l’intento di dare un volto ai diversi volti dei complici del “driver”, atteso che l’odierno indagato era solito fare da autista per portare in zona i correi che poi mettevano a segno i furti e recuperarli prima di fuggire a velocità spaventose. Con l’approssimarsi della stagione autunnale e il fisiologico ritorno delle azioni predatori in pregiudizio di private dimore, complice il fatto che fa buio prima, salvo l’arrivo della nebbia, e l’assenza dei proprietari impegnati a lavoro, il Comandante della Compagnia, ricorda quei piccoli accorgimenti che possono fare la differenza, quale dotarsi di un sistema di allarme collegato con la centrale 112, segnalare qualsiasi auto o persona sospetta, sorvegliarsi a vicenda come stile di buon vicinato, evitare di utilizzare in maniera sconsiderata i social condividendo in tempo reale abitudini e posizioni, dissociare la custodia di beni di valore se non riposti in idonee cassette di sicurezza predisposte da istituti di credito. Di non secondaria importanza sono gli impianti di videosorveglianza sia privati, ma ancor di più pubblici, che rappresentano un ineludibile strumento di indirizzo dell’attività investigativa, nonché di cristallizzazione di quella delittuosa a prescindere dalle modalità di esecuzione della stessa o dai mezzi utilizzati, ma la possibilità di riscontri anche postumi è molto importante.
giovedì 18 Settembre 2025 - 06:16:31 AM
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