Eolico e ‘Ndrangheta, la Corte d’Appello assolve l’ex amministratore della Molisana Trasporti

L'imprenditore, coinvolto nell'operazione di Carabinieri e Dda di Catanzaro "Via col vento", era imputato per una serie di reati fra cui l'associazione di tipo mafioso

La Corte d’Appello di Catanzaro ha assolto Riccardo Di Palma, ex amministratore della Molisana Trasporti srl, da una serie di accuse che vanno dall’estorsione alla rapina, all’illecita concorrenza con l’uso di minacce e violenza, tutte in concorso e aggravate dalla contestazione del reato associativo di tipo mafioso. Per i giudici di secondo grado Di Palma “non ha commesso il fatto”, ribaltando la sentenza del Tribunale Penale di Catanzaro che lo aveva condannato a 7 anni e 6 mesi di reclusione nell’aprile del 2021. Dopo l’impugnazione del provvedimento, nonostante la richiesta di conferma della condanna da parte del Procuratore Generale, l’imprenditore è stato assolto dalla Corte d’Appello, che ha accolto di fatto la tesi e le richieste degli avvocati difensori Gianni Spina e Giuseppe Mileti, che hanno sempre sostenuto che il loro assistito non fosse coinvolto nella vicenda, le cui indagini hanno portato all’inchiesta denominata “Via col vento”, in riferimento alla gestione degli impianti eolici. In particolare, secondo gli inquirenti, sarebbe stata accertata la sistematica infiltrazione delle cosche calabresi nei lavori necessari alla realizzazione dei parchi eolici nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, con numerosi episodi estorsivi ai danni delle aziende committenti, “grazie all’apporto di imprese colluse con le compagini mafiose egemoni sulle aree in cui sono state realizzate le opere”. L’Appello ha invece riconosciuto la penale responsabilità di altre tre persone, condannate a 9 anni di reclusione. Di Palma, nel corso delle indagini, venne raggiunto dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, mentre venne disposto il sequestro preventivo dell’azienda. Nonostante il successivo annullamento delle due misure da parte del Tribunale del Riesame a cui i legali si erano rivolti, l’azienda venne commissariata per via delle contestazioni legate al reato associativo di tipo mafioso, quindi Di Palma fu costretto a dimettersi, venendo poi licenziato.

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