Festa dei Lavoratori, una lotta senza fine tra grandi conquiste e sonore sconfitte su diritti mai scontati

La Festa dei Lavoratori è una giornata simbolica di rivendicazioni e conquiste da parte del popolo dei lavoratori, in particolare di quello operaio, che costituiva la stragrande maggioranza nella prima epoca industriale. E’ una data di riferimento per il riconoscimento di diritti, sempre in movimento e mai scontati; non solo quello di poter lavorare, ma anche di farlo in condizioni dignitose e sicure, con ore e compensi giusti (così come quello di riposare e di avere tempo per la propria famiglia, ad esempio, e comunque per una vita privata), tenendo conto delle varie situazioni straordinarie, dalla malattia alle ferie e al congedo parentale, che possono presentarsi nel corso dell’anno o dell’intera “carriera” lavorativa. Nei decenni le lotte si sono susseguite in ogni parte del mondo (spesso segnate da repressioni e spargimento di sangue) e continuano ad esistere, con lo scopo di strappare a poco a poco il riconoscimento di migliori condizioni lavorative, riguardando o singole aziende o contesti più ampi. Nella storia, il buon esito di una parte di queste manifestazioni è stato acquisito a livello normativo e oggi costituisce punti fermi. La società mondiale purtroppo è però ancora spezzettata, con applicazioni differenti dei diritti dei lavoratori. Persino nei cosiddetti Stati di diritto, esistono ancora falle normative e non corrette applicazioni, ci sono ancora fette di popolazione che rivendicano condizioni migliori, considerando anche le mutazioni dei contesti sociali (pensiamo, ad esempio, alle condizioni lavorative delle donne, dai salari/stipendi ad altri diritti). Diritti che spesso vengono violati, raggirati, a volte con la scusa della crisi. Assistiamo pertanto a continui passi in avanti e all’indietro, spinti dagli eventi storici, dagli interventi dei Governi, dalla capacità dei lavoratori di unirsi o, al contrario, dalle loro divisioni. La Festa dei Lavoratori deve e dovrebbe essere la festa di tutti, perché il lavoro è il mezzo che può garantire all’uomo la propria sopravvivenza e il proprio benessere, soprattutto se fatto in cooperazione, può renderlo libero e utile in un contesto sociale e per l’ambiente che lo circonda, in un futuro senza padroni ma semmai con “leader” che possano favorirne la corretta organizzazione.

La storia.
Perché la scelta del 1 maggio? Il 1º maggio del 1886, in occasione del 19esimo anniversario dell’entrata in vigore della legge dell’Illinois sulle otto ore lavorative, fu deciso dalla Federation of Organized Trades and Labour Unions come il giorno di scadenza limite per estendere tale legge in tutto il territorio americano, pena l’astensione dal lavoro, con uno sciopero generale a oltranza.
In quel giorno, anche Chicago partecipò allo sciopero generale, in particolare la fabbrica di mietitrici McCormick. La polizia, chiamata a reprimere l’assembramento, sparò sui manifestanti, uccidendone due e ferendone diversi altri. Per protestare contro la brutalità delle forze dell’ordine, gli anarchici locali organizzarono una manifestazione da tenersi nell’Haymarket Square, la piazza che normalmente ospitava il mercato delle macchine agricole. Questi fatti ebbero il loro culmine il 4 maggio, quando da una traversa fu lanciata una bomba che provocò la morte di sei poliziotti e il ferimento di una cinquantina. A quel punto la polizia sparò sui manifestanti. Nessuno ha mai saputo né il numero delle vittime né chi sia stato a lanciare la bomba. Fu il primo attentato alla dinamite nella storia degli Stati Uniti. Il tribunale avrebbe poi emesso sentenza di condanne a morte, ergastoli e reclusioni di molti anni.
In Italia, appena si diffuse la notizia dell’assassinio degli esponenti anarchici di Chicago nel 1888, il popolo livornese si rivoltò prima contro le navi statunitensi ancorate nel porto, e poi contro la Questura della stessa città, dove si diceva che si fosse rifugiato il console degli Stati Uniti. Nel 1919 la Fiom riuscirà a firmare con la Confederazione degli industriali un accordo per la riduzione d’orario a otto ore giornaliere e 48 settimanali (l’accordo prevedeva, tra l’altro, il riconoscimento delle Commissioni interne e la loro istituzione in ogni fabbrica; la nomina di una Commissione per il miglioramento della legislazione sociale e di un’altra per studiare la riforma delle paghe e del carovita).
La decisione in Europa in merito alla festività del 1º maggio, ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale riuniti a Parigi nel 1889, fu ratificata in Italia soltanto due anni dopo.
Durante il ventennio fascista, a partire dal 1924, la celebrazione fu anticipata al 21 aprile, in coincidenza con il Natale di Roma, divenendo per la prima volta giorno festivo con la denominazione “Natale di Roma – Festa del lavoro”. Fu poi riportata al primo maggio dopo la fine del conflitto mondiale, nel 1945, mantenendo lo status di giorno festivo.

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