Canile chiuso e nessuno risponde, Stop Animal Crimes chiede intervento di Asrem e Procura | “Ecco perché andrebbero gestiti come scuole e ospedali”

“Siamo stati al canile di Pietrabbondante per adottare un cane ma abbiamo trovato catene e lucchetto all’ingresso”. E’ quanto racconta l’associazione Stop Animal Crimes Italia, che denuncia la situazione nella struttura altomolisana. “Dopo chilometri e ore, chiedendo informazioni sulla collocazione del canile di Pietrabbondante, lo abbiamo trovato e nonostante gli orari di apertura (era sabato ore 11) il cancello dell’ingresso era chiuso da catene e lucchetti. Allora abbiamo chiamato il numero esposto all’ingresso, appartenente alla società SIAC che gestisce il canile, ma nulla, nessuna risposta. Abbiamo così deciso di segnalare l’accaduto ai Comuni convenzionati, al sindaco del locale comune, alla ASReM e alla Procura competente, chiedendo immediato intervento, con il supporto dello studio legale “Lucarelli” di Campobasso. Impedire l’accesso e le adozioni, chiudendo le entrate e non rispondendo al numero telefonico indicato, riteniamo sia un gravo fatto, a scapito del principio cardine delle leggi in materia ovvero quello delle adozioni; adozione di cani che pesano sulle casse comunali per il mantenimento degli animali e quindi sulla collettività. Adozioni dunque che sono sempre più un’impresa, tenendo altresì conto che per raggiungerli bisogna percorrere chilometri ed essere fortunati ad incontrare qualche residente a cui
chiedere indicazioni, trovandosi ubicati in zone impervie e, come in questo caso (altro dato che segnaleremo), senza alcuna cartellonistica stradale, zero. Chiederemo un intervento energico contro la gestione SIAC, ricordiamo a processo per il reato di maltrattamento animale per fatti accertati presso l’altro canile gestito dalla medesima società, a Roccasicura. Simile fatto non è la prima volta che si verifica, in altri casi infatti presso altri canili gestiti da società private si sono verificate situazioni ostative al libero ingresso, in orari di apertura e peggio in presenza degli addetti; un dato che mette oltremodo in evidenza come la gestione privata di canili ossia di soldi pubblici non sia proprio congrua ai principi di corretta e trasparente, a favore delle adozioni e dunque della gestione del denaro pubblico. II canili non solo devono essere realizzati in luoghi facilmente accessibili (la legge dispone distanze di 500 metri dal centro abitato, non 50 chilometri), segnalati da idonea cartellonistica e accessibili, ma seriamente oggetto da parte dei sindaci circa il corretto funzionamento, sempre nell’attesa che lo Stato capisca che gestire il canile come fosse un ospedale o una scuola o qualsiasi struttura pubblica, pagando dipendenti come comunali, può essere la soluzione ad abbattere tutti quei muri che da anni vengono alzati dalla gestione privata di animali per legge del sindaco che non devono essere considerati esclusivamente un qualcosa per guadagnare ma esseri viventi che cercano famiglia e amore. Muri, infine, che esistono anche a causa di un animalismo che si è chiuso e isolato nell’individualismo e nella gestione abusiva dei randagi e che ha perso – forse mai l’ha avuta – la sua connotazione normativa di ente di denuncia dei malfunzionamenti dei canili e dei maltrattamenti, rinunciando infatti ad entrare nei canili stessi.”

(foto generica)

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