Congedo paritario, aumentare i giorni per il padre lavoratore. Governo ‘dimentica’ la delega, il Consiglio impegna Roberti e la giunta

Il Consiglio regionale nella seduta di questa mattina ha approvato all’unanimità una mozione, a firma dei consiglieri Salvatore, Facciolla e Fanelli, avente ad oggetto: “Congedo paritario”.
Ha illustrato la proposta di provvedimento la prima firmataria, Alessandra Salvatore, sono seguiti gli interventi della consigliera Fanelli e dell’assessore alle politiche sociali Cefaratti.
Con l’atto di indirizzo approvato il Consiglio regionale ricorda come il decreto legislativo n. 105 del 2022, entrato in vigore il 13 agosto 2022, ha reso strutturale il congedo di paternità obbligatorio per i lavoratori dipendenti (nel pubblico e nel privato), della durata di 10 giorni, da utilizzare nei due mesi precedenti la data presunta del parto ed entro i cinque mesi successivi, retribuiti al 100 per cento a carico dell’Inps. Parimenti si sottolinea che la legge 7 aprile 2022, n. 32, delega il Governo a prevedere un periodo di congedo obbligatorio per il padre lavoratore di durata significativamente superiore a quella prevista dalla norma citata, favorendo inoltre l’estensione della misura anche ai lavoratori autonomi e professionisti. Ancora si evidenzia che il termine per l’esercizio della delega, fissato in 24 mesi dalla data della sua entrata in vigore, si esaurirà poco dopo la prima decade del mese di maggio 2024.
Di qui l’impegno che l’Assise affida al presidente della Regione Molise, all’assessore competente e alla giunta tutta, affinché si facciano promotori nelle sedi nazionali, a partire dalla Conferenza delle Regioni e Stato-Regioni, nonché coinvolgendo le rappresentanze parlamentari, della tempestiva adozione da parte del Governo di norme attuative la legge delega 7 aprile 2022 n. 32 in materia di congedo di paternità obbligatorio, al fine di estenderne il periodo in linea con i Paesi più avanzati e soprattutto in linea con l’esigenza sociale di riequilibrare il lavoro di cura verso una effettiva condivisione delle responsabilità di cura e genitoriali tra uomini e donne.

Salvatore: “Ridurre diseguaglianze e gap di genere”
“Ringraziamo tutti i colleghi Consiglieri, di maggioranza e di minoranza, per aver raccolto il nostro appello a prendere posizione su due questioni che, oltre ad avere una particolare valenza sul piano dei principi, hanno implicazioni immediate nel quotidiano di tante cittadine e di tanti cittadini molisani.
All’unanimità, il Consiglio Regionale ha approvato la mozione del Partito Democratico (prima firmataria la Consigliera Fanelli) che impegna il Presidente Roberti a farsi portavoce, all’interno della Conferenza Stato-Regioni, della volontà dell’Assise molisana in merito al mantenimento, da parte dello Stato, delle azioni di maggioranza di Poste Italiane. Mentre il Governo Meloni palesa, in maniera sempre più chiara, l’intenzione di cedere la maggioranza delle quote della società postale (conservando in mano pubblica appena il 35% delle azioni), con il rischio di perdere il controllo diretto delle Poste, il Consiglio regionale, su nostra richiesta, si esprime contro un’ipotesi sciagurata, che minerebbe alle fondamenta il valore economico e sociale di Poste Italiane, coinvolgendo negativamente e direttamente non solo i lavoratori, ma le Regioni e le aree meno popolate. “Privatizzare” Poste Italiane, infatti, comporterebbe il rischio reale della perdita di centinaia di uffici sul territorio nazionale, con conseguente riduzione dei lavoratori impiegati e dei servizi resi alla popolazione, soprattutto nelle aree interne e, in special modo, in Molise. Uno scenario estremamente pericoloso per i risparmiatori, per la sopravvivenza degli uffici nei piccoli Comuni, per il personale, di cui ci sarà sempre meno bisogno, per il Molise intero, che rischierebbe di perdere sportelli, lavoratori e servizi alla popolazione. Rispetto a tale scenario, occorreva dare il segnale che oggi è partito dal Molise, una tra le prime Regioni ad esprimersi con determinazione contro la privatizzazione di Poste Italiane.
L’Assise regionale ha approvato all’unanimità anche la mozione (prima firmataria la scrivente Consigliera) relativa al congedo parentale paritario: sta per scadere il termine (fissato in 24 mesi dalla data della entrata in vigore della legge delega e che si esaurirà poco dopo la prima decade del mese di maggio 2024) entro il quale il Governo deve dare attuazione alla legge 7 aprile 2022, n. 32, contenente la delega per prevedere un periodo di congedo obbligatorio per il padre lavoratore di durata significativamente superiore a quella attualmente prevista (solo 10 gg.), favorendo inoltre l’estensione della misura anche ai lavoratori autonomi e professionisti (oggi riguarda solo i lavoratori dipendenti). Il Consiglio regionale del Molise chiede, oggi, al Governo Meloni di esercitare la delega e di introdurlo. In una situazione, come quella italiana, caratterizzata dallo squilibrio di genere nel lavoro di cura non retribuito e dall’assenza di misure compensative di condivisione uomo-donna capaci di incidere nelle scelte di vita, da un’occupazione femminile ferma al 51% (dove si concentra il ricorso al part-time), da condizioni lavorative più gravose e impoverenti per le donne, dalla sottrazione di autonomia, tempo e opportunità per il lavoro retribuito, dall’assenza di qualsivoglia equa partecipazione alla vita sociale, economica, civica, culturale, politica, il congedo parentale paritario, può rappresentare uno strumento di importanza fondamentale per modificare un modello familiare e sociale, che, ancora oggi, scarica gran parte della responsabilità di cura e genitoriale sulle donne, attribuendo loro una funzione di fatto – non certo di diritto – di sostanziale supplenza al welfare pubblico e universalistico. Ricerche ed esperienze internazionali hanno dimostrato che il congedo di paternità obbligatorio, paritario a quello di maternità e dunque universale, rappresenta una delle misure più efficaci per cambiare mentalità e comportamenti ed arrivare a ridurre tutte le diseguaglianze e gap di genere, nel mercato del lavoro, all’interno delle famiglie e, in generale, nella società. Una scelta di civiltà e di modernità, che anche il Molise ha voluto compiere, al di là degli schieramenti e delle appartenenze politiche.

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