Cambia l’ente che gestirà il CAV (Centro antiviolenza) e la sede che lo ha ospitato fino ad oggi diventa di colpo ‘indisponibile’.
A sostenerlo è la consigliera regionale Passarelli, che apre ad un botta e riposta con la sindaca di Campobasso e il centro Liberaluna.
“A seguito dell’avviso pubblico del 1° agosto scorso, l’Aps Liberaluna è stata individuata quale partner della Regione nella coprogettazione e cogestione dell’intera rete di servizi e interventi dedicati al contrasto alla violenza di genere.
Un iter terminato alla fine dello stesso mese e che ha visto, all’esito della procedura di valutazione della Commissione tecnica, l’attribuzione all’Aps Liberaluna del punteggio più alto.
La stessa agirà – in stretta integrazione con gli Ambiti Territoriali Sociali di Campobasso, Isernia e Termoli, oltre che con i Comuni interessati – nella gestione dell’intera rete dedicata al contrasto alla violenza di genere: un servizio, come è evidente, che non può assolutamente interrompersi.
Ma a Campobasso l’Aps Liberaluna ha rischiato di non avere una sede dove svolgere le attività conseguenti poiché l’immobile, in precedenza a disposizione di chi gestiva il servizio, non è più disponibile.
Dal 1° novembre, data di avvio, le attività di contrasto alla violenza di genere avrebbero rischiato di essere erogate ‘a singhiozzo’, almeno fino all’individuazione di una nuova sede.
In tale direzione, però, la Regione (con il Servizio Programmazione Politiche Sociali), l’Asrem e l’Aps Liberaluna si sono già messe in moto verificando la disponibilità di altri immobili stante, appunto, la decisione assunta e comunicata dal Comune di Campobasso, ente capofila dell’Ats, a soli pochi giorni dall’avvio delle attività in capo al nuovo ente gestore.
Sia chiaro: a Palazzo San Giorgio questo ‘cambio di gestione’ è noto e non da oggi. Anzi, il 15 ottobre scorso, nel corso di una riunione con tutti i soggetti coinvolti, i contenuti del progetto dell’Aps individuato come partner della Regione Molise sono stati ulteriormente specificati delineando, quindi, il ruolo di ciascun attore all’interno degli interventi in materia di contrasto alla violenza di genere. In quella stessa riunione, è stata richiesta a tutti i soggetti la più fattiva collaborazione per garantire la continuità di un servizio essenziale proprio attraverso la messa a disposizione di locali idonei. Tutti gli Enti hanno manifestato la propria disponibilità alla risoluzione di eventuali problemi logistici. Tutti.
A parole, quindi, la massima apertura. Poi, nei fatti, a cavallo del cambio di gestore, il presidente del Comitato dei sindaci dell’Ats di Campobasso e sindaca del capoluogo, Marialuisa Forte, con nota assunta al protocollo della Regione solo in data 29.10.25 (a 2 giorni dalla scadenza del servizio in capo al precedente gestore) ha comunicato che l’amministrazione ha “già programmato una diversa destinazione dei locali, anche alla luce del fatto che non sussiste alcuna continuità giuridicoamministrativa tra il sistema in scadenza e il nuovo assetto organizzativo”.
Tra il dire e il fare, quindi, sembra invece ci sia di mezzo l’impossibilità di ‘gestire’ direttamente questa tipologia di servizio poste le obiezioni che la sindaca mette nero su bianco. Il Comune si impegna “a garantire forme di collaborazione a tutela delle donne e dei propri figli minori” ma non una sede, un luogo di accoglienza, di protezione, di ascolto. Quella stessa sede, in pieno centro storico a Campobasso, dove i suoi predecessori e anche alcuni attuali consiglieri-assessori hanno tagliato nastri e fatto inaugurazioni con tanto di discorsi pieni di belle parole.
Una vergogna, umana e istituzionale. Non basta e non serve appuntarsi una spilla sul bavero, indossare scarpe rosse, inaugurare panchine, tenere incontri e convegni “infarciti” di parole di circostanza. Servono azioni vere, concrete, che non guardino solo al proprio orticello – perché ancora di questo si tratta quando si parla di Sociale, purtroppo – ma ad un servizio che oggi, se fosse per il Comune di Campobasso, potrebbe non avere una sede.
Nell’attesa di capire quale irrinunciabile servizio sarà erogato in quella sede destinata ad altro, il Servizio Programmazione Politiche Sociali, l’Asrem e l’Aps Liberaluna hanno già attivato tutte le procedure possibili per individuarne un’altra, dignitosa e indispensabile ad erogare prestazioni salvavita destinate a donne e bambini.
Senza spillette, senza scarpe rosse e senza discorsi di circostanza”.
La replica della sindaca Forte
“Dalla lettura degli atti del Comune di Campobasso e di quelli adottati dalla Regione Molise (nonché dalle note a firma dell’ETS aggiudicatario dei servizi regionali antiviolenza) emerge chiaramente che:
– l’Avviso Pubblico regionale – per la nascita, anche in Molise, di un CAV e di una Casa Rifugio – emanato nell’anno 2016 consentiva la partecipazione anche degli enti locali, in forma singola o associata, diversamente da quanto previsto con quello adottato ad agosto del 2025, aperto esclusivamente agli enti del terzo settore (ETS);
– nel 2016 partecipava all’Avviso – previa adozione di una procedura di selezione pubblica del partner privato dotato di esperienze e professionalità comprovate e consolidate nei decenni -, quale soggetto proponente, l’Ambito Territoriale Sociale di Campobasso Capofila di un’associazione temporanea di scopo costituita con il Comune di Campobasso e la Cooperativa sociale “Be Free” (il privato selezionato con procedura ad evidenza pubblica);
– il Comune di Campobasso metteva nel progetto, a titolo di co-finanziamento, oltre al proprio personale dipendente, anche i propri locali di Viale del Castello (mentre la Casa Rifugio, ad indirizzo segreto, veniva messa a disposizione da Be Free, che provvedeva autonomamente a stipulare il relativo contratto di locazione);
– in relazione ai locali di Viale del Castello, al Comune di Campobasso non è mai pervenuta alcuna richiesta da parte dell’ETS risultato aggiudicatario dell’Avviso, né formale né informale, di messa a disposizione per la ubicazione del CAV;
– per tali locali l’Amministrazione comunale, non più direttamente coinvolta nella gestione del progetto regionale e non interpellata, né formalmente né informalmente dall’ETS, ha ritenuto che quei locali non fossero più necessari per i servizi antiviolenza regionali e sta immaginando di creare in quei locali anche spazi al servizio delle donne;
– per tali ragioni, nella riunione del 15 ottobre 2025, quando per la prima volta è stata manifestata l’esigenza dell’ETS aggiudicatario di avere quei locali, il Comune di Campobasso ha evidenziato che non potevano più essere messi a disposizione dell’ETS aggiudicatario, il quale prendeva atto e proponeva di adibire a CAV quello privato di cui è titolare;
– con nota del 30 ottobre 2025, l’ETS in questione indicava come valida alternativa per l’ubicazione del CAV finanziato dalla Regione, locali dell’ASREM.
Ciò detto, il Comune di Campobasso ha talmente a cuore le sorti delle persone, donne e minori, in carico ai servizi antiviolenza che, con determina dirigenziale del 30/06/2025, aveva disposto la proroga del servizio in essere fino al 31.12.2025, immaginando la possibilità, per la delicatezza e la complessità delle azioni, che occorressero tempi più lunghi per il passaggio di consegne. Con proprie delibere, è stata la Regione Molise a decidere di anticipare il termine di scadenza della predetta proroga, fissandolo prima al 31.08.2025, poi al 30.10.2025.
Il Comune, da anni impegnato a dare il proprio contributo, all’interno della rete dell’antiviolenza, direttamente ed indirettamente, continuerà a fornire il proprio supporto alle donne, ai minori e a chi si prenderà cura dei loro bisogni e delle loro aspirazioni”
Le precisazioni di Liberaluna
“Leggo la nebulosa difesa della sindaca di Campobasso e non posso non replicare con precisazioni tecniche che sono state omesse”, afferma la presidente Mariagrazia La Selva.
“Innanzitutto, l’avviso pubblico – e sottolineo pubblico – precisa che parte dei fondi sono destinati al CAV di Campobasso e per CAV si intende un luogo in possesso di requisiti strutturali e organizzativi che permettono di autorizzarlo al funzionamento e l’inserimento nel Registro regionale che viene poi inviato al Ministero delle Pari Opportunità ed entra nel sistema di finanziamento annuale. Era chiaro che Liberaluna ha partecipato al bando nella consapevolezza di gestire quel CAV, che comprendeva anche i locali.
Il 15 ottobre, la stessa Sindaca si è dichiarata disponibile a individuare una soluzione alternativa circa i locali dove ospitare le attività ma due giorni dopo quella disponibilità è venuta meno, con la comunicazione ufficiale di destinare ad altro utilizzo i locali di viale del Castello, in possesso di requisiti specifici e autorizzati al funzionamento secondo le normative vigenti.
Il Servizio Programmazione Politiche Sociali ha quindi interessato l’Asrem per individuare una sede. Nonostante la massima disponibilità, non è stato possibile arrivare ad una soluzione visto che i locali sarebbero disponibili solo per 3 giorni alla settimana, al contrario di quanto sancito dalla Conferenza Stato-Regioni e non autorizzabili al funzionamento. Nelle stesse ore l’APS Liberaluna – che ha messo a disposizione i locali del proprio CAV (già autorizzato e in possesso dei requisiti) – ha chiesto, alla delegata alle Pari Opportunità del Comune di Campobasso, un appuntamento con la Sindaca, per trovare una soluzione. Purtroppo non sembra ci sia stato riscontro.
È evidente che la Regione Molise e l’ente aggiudicatario del servizio ritengono fondamentale il rispetto delle norme vigenti in materia, quelle che invece sembrano sconosciute alla Sindaca di Campobasso che inoltre, forse inconsapevolmente, con la sua difesa d’ufficio, ha demolito le ambizioni di un’intera comunità (e anche quelle che a parole dice di perseguire) ovvero di fare rete per prevenire e contrastare la violenza sulle donne in modo sinergico, offrendo tutte le opportunità per “salvarsi”.
Fortunatamente gli altri Sindaci non hanno agito in questo modo: i primi cittadini di Isernia, Termoli e Campomarino, con i coordinatori degli ATS, hanno garantito il servizio.
I rischi derivanti da questa decisione del Comune di Campobasso sono adesso oggetto anche di una diffida e messa in mora presentata dall’APS Liberaluna.
Le donne vittime di violenza, che hanno bisogno di ascolto, aiuti concreti e accompagnamento alla rinascita, saranno accolte come sempre. La Regione Molise, con il Servizio Programmazione Politiche Sociali, e l’APS Liberaluna troveranno la soluzione migliore. Ma è importante ribadirlo: la decisione del Comune penalizzerà le donne che accedono al servizio nonostante Liberaluna abbia già individuato una nuova sede, avviare l’iter autorizzativo richiesto dalle normative vigente richiede tempo. Quello che non hanno le vittime di maltrattamenti, di violenza.”



