RieccoCi, viene da dire. Come lo striscione che decorava la coreografia di Campobasso – Pro Vasto, per la festa promozione targata Busetta e company nel maggio del 2000.
Come il pensiero ricorrente durante l’esplosione di gioia di una città intera, il 13 giugno 2021, quando il Campobasso vincendo a Rieti si guadagnò l’accesso alla Lega Pro dopo ben 32 anni di assenza (all’epoca di Busetta, con Berardo presidente, fu conquistata la C2 in quanto era ancora in vigore la separazione della terza serie nazionale in C1 e C2).
RieccoCi, oppure dovremmo dirlo all’americana “Here we go again”! Il merito principale di questa cavalcata trionfale va suddiviso tra le varie componenti, societaria tecnica e popolare, ma chi ci ha creduto fin dal primo giorno di ritiro è stato il presidente Matt Rizzetta, a cui neanche le vicissitudini contrarie hanno mai spento il sorriso sul volto.
Pronto a cambiare in corsa la guida tecnica dopo la sconfitta con il Roma City, ed a rivoluzionare in parte la rosa affidando la squadra a Rosario Pergolizzi che, pur da subentrato, ha vinto il suo quarto campionato dopo quelli di Marsala e Palermo.
Il Campobasso, un passettino alla volta come dice sempre qualcuno che allena a Torino, ha costruito il suo successo quasi in sordina, non dando mai l’impressione di essere una squadra dominante sul piano del gioco, ma al contempo compattandosi e votandosi al cinismo più efficace, che ti consente di vincere le gare di “corto muso”, che tanto sempre 3 punti valgono. Nei piedi di Maldonado, nelle sportellate di Di Nardo, nella grinta di capitan Nonni e Di Filippo e nelle manone di Esposito (decisivo nei momenti chiave, dalla parata nel derby a Termoli su calcio di rigore del suo omonimo Vittorio, ai miracoli in serie in quel di San Benedetto del Tronto) i tifosi hanno riposto, ripagati, le speranze che sono diventate sogni e poi realtà. I tifosi, parliamo di loro, soprattutto di loro: alzi la mano chi avrebbe scommesso che dopo la batosta dell’estate 2022, con l’esclusione dalla Lega Pro per questioni legate ai mancati pagamenti Iva (non saldati e relativi alle annate precedenti), nel capoluogo di regione sarebbe germogliato un entusiasmo se possibile ancora maggiore, rispetto a quello sviluppatosi intorno alla squadra che tre anni fa riportò i Lupi in C.
Il pensiero va a chi non rivedrà mai più i soldi dell’abbonamento rinnovato due anni fa “al buio”, fidandosi di una proprietà scappata col malloppo letteralmente dalla sera alla mattina, e va soprattutto a chi un anno fa si sobbarcava la trasferta di Pietramontecorvino, autentica “sliding door” di questa gestione Rizzetta, dove il Lupo riprese per i capelli una partita sfuggita di mano e pose le basi per la vittoria del campionato di Eccellenza.
Un anno dopo, la città riassapora l’ebbrezza del ritorno nei professionisti, e si inchina ad una ineludibile verità: il calcio è rimasto, che piaccia o meno, uno degli ultimi strumenti in grado di fare da collante sociale, in una comunità ed in una città di provincia divisa su tanti piccoli e grandi temi. Una piazza ed una tifoseria che sono le uniche legittimate ad appropriarsi di questo successo, anche per evitare che qualche candidato sindaco possa metterci il cappello sopra per puro scopo elettorale. F.d.L.
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