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Home»1. Categorie news»Notizie veloci»Al Dopolavoro Ferroviario ‘Il gatto e la luna’

Al Dopolavoro Ferroviario ‘Il gatto e la luna’

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Di MoliseTabloid il 18 Aprile 2018 Notizie veloci
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Nuovo appuntamento al Dopolavoro Ferroviario nell’ambito della Terza Rassegna Nazionale de “Il Teatro e la Musica dei DLF” venerdì 20 aprile alle ore 20.30.

Il Gatto e la Luna
(Farsa in quattro scene)
di William Butler Yeats
regia Claudio La Camera
con Mariangela Berazzi, Vincenzo Mercurio, Bruno Paura
produzione Teatro Proskenion
traduzione e drammaturgia Maria Ficara
maschere Fabio Butera
foto Davide Torre e Giuseppe Zito
scenografia Antonella Bellocchio e Rossano Farabbi

LO SPETTACOLO
Divertente farsa in quattro scene: un mendicante cieco e uno zoppo sono in viaggio alla ricerca di un Santo. Non si sa se è la scena inventata da due amici clown per passare il tempo o se siano veramente due poveri. Non si sa neanche se la loro ricerca sia autentica o se sono costretti a inventarsi delle mete perché possiedono solo la presenza dell’altro per andare avanti. Di certo è che dicono di cercare la famosa fonte, a cui arrivano con il loro modo di viaggiare: lo zoppo guida con la sua vista il cieco che lo porta sulle spalle. Cantano e discutono, il cieco cantando e parlando della luna come se la vedesse, lo zoppo del gatto di cui è convinto poter eseguire i movimenti agili. Scenografia ed atmosfere sono evocative e portano lo spettatore in una bolla spazio-temporale lontana dal reale, qualcosa di più vicino al sogno, sensazione rimarcata dalla forte presenza della musica, rigorosamente eseguita dal vivo, che entra prepotentemente nel testo parlato, a volte sostituendosi ad esso. Cieco e Zoppo che viaggiano insieme sono simboli: essi sono in cerca di qualcosa di trascendentale, ricerca comune negli esseri umani.

NOTE DRAMMATURGICHE
Ho tradotto la farsa “The Cat and the Moon” di W.B. Yeats per renderla disponibile per la rappresentazione. Obiettivo di questa operazione, era di consegnare ad attori e regista un testo senza dire loro di chi fosse, in modo da osservare come avrebbero lavorato sulla situazione proposta dalla stessa farsa, senza un approccio letterario-filologico che partisse dalla storia del testo. Mentre molti infatti conoscono “Aspettando Godot” di Beckett, pochi sanno della farsa che ispirò quel testo, appunto “Il Gatto e la Luna” di Yeats. La farsa comporta più una “situazione” che un vero concatenarsi di eventi, e ciò pone una sfida agli attori in scena, che si trovano, come i personaggi, nell’horror vacui dell’assenza di tutto. Gli attori hanno fatto loro la situazione, generando materiale scenico proprio dalla relazione simbiotica tra i due personaggi, evocando un universo attorno a loro. Il cieco e lo zoppo non hanno che loro stessi e l’altro, nella loro condizione di mendicanti, e li troviamo in un pezzo del loro cammino, condotto da un obiettivo: trovare il Santo. Simbolo di tante vite trascorse nella tenacia di non soccombere, e nella costruzione di una speranza che va oltre la miseria, i due mendicanti uniscono le proprie menomazioni, sociali e fisiche, e insieme affrontano la strada come direzione voluta, alla ricerca del senso della loro esistenza.

NOTE DI REGIA
Si vuole dare una rappresentazione surreale dello spettacolo modificando di continuo la scena, formata da elementi che rimandano ad una natura scarna e che daranno l’impressione di bosco. Tutte le connotazioni dell’autore sui personaggi, che cadono su particolari menomazioni fisiche (lo zoppo, il cieco) si oggettivizzano in percorsi sensoriali simili alle strade che non si trovano, alle strade interrotte, evocando l’idea della grande tradizione tragica delle strade della morte, del crocicchio in cui Amleto incontra colui che scoprirà essere suo padre, in cui Macbeth vedrà le streghe. Tutta la questione sulla strada giusta e quella sbagliata è un mero pretesto drammaturgico che il regista vuole ulteriormente sottolineare elevandolo a uno stato ancora più mentale che fisico, in quanto i personaggi sono chiaramente perennemente vaganti in uno spazio senza tempo.

TEATRO PROSKENION
Il Teatro Proskenion è stato fondato ufficialmente nel 1989 a Reggio Calabria. Composto da attori di teatro, intellettuali, artisti di diversa provenienza e formazione, Proskenion svolge attività artistiche e di ricerca, rassegne internazionali, iniziative nel campo sociale, attività di rete produzioni di vario tipo e spettacoli. Nel 1999 ha fondato e diretto il progetto “Clown in corsia”, presso gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, divisione di Pediatria, portando per la prima
volta in Calabria l’esperienza della clown-terapia in collaborazione con il Gesundheith Institute di Patch Adams e Clown One Italia. Ha diretto la formazione professionale di clown sotto l’egida del Ministero delle Pari opportunità. Fino al 2007 è stato diretto da Claudio La Camera e ha collaborato attivamente con l’ISTA (International School of Theatre Anthropology) per lo svolgimento dell’Università del Teatro Eurasiano, fondata e diretta da Eugenio Barba in Italia.

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