“Il Consiglio Regionale è alle prese con la proposta di legge n. 136/2016 sull’attuazione della Legge Galli del 1994 sulla gestione del servizio idrico integrato. Tra complessità procedurali, dichiarazioni di principio e palude burocratica, il confronto stenta a chiudersi su una mediazione positiva a tutela di una gestione pubblica affidata direttamente ad un’Azienda Speciale costituita ad hoc da Comuni e Regione, senza obbligo di ricorrere alla gara che spalancherebbe le porte ai privati alla stregua dell’ingegnoso Cavallo di legno che Ulisse regalò alla città di Troia”. A commentare l’ennesimo rinvio a Palazzo D’Aimmo il consigliere regionale Michele Petraroia. “È problematico districarsi tra rispetto delle norme sulla concorrenza, rischi di impugnativa del Governo innanzi alla Corte Costituzionale e margini di manovra risicatissimi che il Consiglio Regionale può percorrere per raggiungere l’obiettivo di una gestione pubblica del servizio idrico integrato che a parole tutti dicono di condividere. In realtà la questione è molto più scivolosa perchè nessuno studio giuridico preliminare è stato fatto per sostenere la ricerca di una sintesi politica demandata dalla Giunta nelle mani dei singoli consiglieri e del solo Ufficio Legislativo del Consiglio Regionale, come a dire che l’apporto della Giunta alla predisposizione di un articolato di legge a tutela della gestione pubblica dell’acqua è tutta rimessa nell’autonoma attività istituzionale svolta dal Consiglio sia sul piano giuridico che su quello amministrativo e politico. Non è chiaro se l’assenza di una relazione specifica con pareri, pronunce giurisdizionali, sentenze e opzioni da perseguire da parte della Giunta sia un atto di rispetto nei confronti del ruolo legislativo del Consiglio o se ci sono altre e diverse motivazioni che forse saranno evidenziate a valle dell’approvazione della legge. Ciò che merita di essere approfondito però è il ritardo della Giunta nella predisposizione di iniziative di salvaguardia, potenziamento e rilancio dell’Azienda Speciale Molise Acque che secondo tutte le ipotesi affacciate nel dibattito sulla gestione pubblica del servizio idrico integrato viene individuata da tutti come il perno su cui ruotano tutte le soluzioni che osteggiano l’ingresso dei privati. Lo stesso emendamento a firma del Presidente della Giunta e approvato nell’ultima seduta d’Aula su questo punto individua in Molise Acque lo strumento da mettere a disposizione dei Comuni per costituire un soggetto gestore interamente pubblico a cui affidare la gestione senza ricorrere alla gara. Ebbene se questa è la strada perché la Giunta non ha ottemperato all’impegno della Delibera Consiliare del 7 febbraio in cui doveva informare il Consiglio entro 60 giorni sulla situazione patrimoniale, finanziaria e amministrativa di Molise Acque? Se non si interviene sull’indebitamento verso i fornitori di energia elettrica e nei confronti dei comuni che hanno maturato debiti per 35 milioni di euro verso Molise Acque, come si fa a ipotizzare che l’Azienda Speciale possa rappresentare il fulcro della soluzione che si profila per l’Egam? Urge mettere in ordine i conti, consolidare l’Azienda Speciale e dare certezze di funzionamento amministrativo procedendo alla nomina del Consiglio d’Amministrazione e del Presidente di Molise Acque risolvendo le questioni poste dai sindacati di categoria e dai dipendenti dell’Azienda Speciale. Se ciò non si fa, i problemi si accentuano, permane il commissariamento e non c’è una situazione ottimale a Molise Acque, come si fa a ipotizzare che l’Azienda Speciale costituirà il soggetto gestore coi Comuni e risolverà ogni cosa? Quanti km di reti passeranno alla nuova Azienda e quanti dipendenti dei Comuni, e come si pensa di sopperire a tali oneri se già oggi Molise Acque vanta crediti per 35 milioni nei confronti dei Comuni? Ci si trova al cospetto di un vero e proprio arcano rimasto irrisolto da mezzo secolo. Chi vendette l’acqua del Molise alla Campania e ad altre regioni, a che prezzo e con quali contropartite? Dopo 50 anni chi misura l’acqua erogata ad altri territori e chi contabilizza in entrata tali introiti? A quanto ammontano gli incassi fatti ed i crediti maturati in particolare verso la Campania? Dagli anni sessanta del secolo scorso di sicuro c’è solo che dalle nostre sorgenti viene erogata acqua ad altre regioni, tutto il resto è un arcano irrisolto. Se la Giunta rispetterà la Delibera Consiliare del 7 febbraio, entro il 7 aprile i molisani avranno un quadro di conoscenza più ampio. In caso contrario sarà più difficile ipotizzare una soluzione solida, strutturata e concreta per la gestione pubblica del servizio idrico integrato regionale”.
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