“Politiche di conciliazione e welfare aziendale”, Lembo all’incontro di Roma

Questa mattina 13 luglio,  la Consigliera di Parità Giuditta Lembo parteciperà  a Roma all’incontro “Politiche di conciliazione e welfare aziendale alla presenza del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali  Giuliano Poletti. Un tema a me molto caro- afferma la Consigliera Lembo- che penalizza le donne ancora oggi costringendole a rinunciare al lavoro o a non cercarlo. L’incontro coincide con la pubblicazione della  nuova Relazione dell’Ispettorato  nazionale del lavoro relativamente alla drammatica questione del tema della conciliazione vita lavorativa  e vita familiare. La Relazione relativa all’anno 2016, già fatta pervenire alle Consigliere di Parità, organismi  preposti alla tutela del lavoro dei soggetti svantaggiati, presenta dati ancora più allarmanti della Relazione dell’anno precedente (2015); infatti il numero complessivo di dimissioni e risoluzioni consensuali di lavoratrici convalidate a livello nazionale risulta essere pari a  37.738.

Nel corso del 2016, il numero complessivo di dimissioni e risoluzioni consensuali convalidate dalle ex Direzioni territoriali del lavoro è stato pari a 35.003, con un incremento del 12%  rispetto al 2015 (in cui le convalide sono state 31.249). Come nell’anno precedente le convalide sono riferite prevalentemente alle dimissioni, pari a  33.791 (anch’esse in aumento rispetto al dato del 2015, pari a 30.303), mentre le risoluzioni consensuali pari a  1.212,  continuano a rappresentare soltanto il 3% del totale, pur registrando un aumento nel numero complessivo rispetto alle. 946 dell’anno 2015. Le dimissioni e le risoluzioni consensuali hanno in larga parte riguardato le lavoratrici madri (27.443, a fronte di  25.620 nell’anno 2015), con una percentuale pari al 79% dei casi. Decisamente più limitato è rimasto invece il numero delle convalide riferite ai lavoratori padri ( 7.560), sebbene si sia registrato un sensibile aumento di casi (pari al +34%) rispetto ai  5.629 rilevati nel 2015, in linea con la tendenza già segnalata lo scorso anno.

Si rileva altresì che la netta prevalenza delle dimissioni/risoluzioni convalidate nel 2016 ha interessato le fasce d’età comprese tra i 26 e i 35 anni ( 19.679, a fronte di  17.592 nel 2015) e tra i 36 e i 45 anni (11.394, a fronte di  10.049 nel 2015); tali dati confermano il perdurare del fenomeno dell’ingresso posticipato nel mondo del lavoro in Italia. I dati concernenti il numero dei figli e le motivazioni del recesso attestano inoltre la persistenza di una maggiore difficoltà di conciliazione tra vita familiare e lavorativa nelle citate fasce d’età. Risulta confermato, infatti, il trend già evidenziato lo scorso anno in base al quale la gran parte dei lavoratori/delle lavoratrici interessati/e dalle convalide hanno prevalentemente un solo figlio ovvero sono in attesa del primo figlio ( 18.070 + 3.071 = 21.141,), rappresentando circa il 60% del totale. Significativo è anche il numero dei lavoratori padri/delle lavoratrici madri con due figli. Appaiono particolarmente rilevanti le motivazioni riconducibili alla difficoltà di conciliare il lavoro e le esigenze di cura della prole, pari complessivamente a 13.854 (con un incremento di oltre il 44% rispetto a quelle rilevate nel 2015, pari a n. 9.572), riferite prevalentemente alle lavoratrici ( 13.521, a fronte di  333 dimissioni convalidate relative ai lavoratori). Le citate voci, che costituiscono circa il 40% del totale (con un aumento di 9 punti percentuali rispetto al dato rilevato nel 2015, pari al 31% circa), sono le seguenti: assenza di parenti di supporto, mancato accoglimento al nido, elevata incidenza dei costi di assistenza del neonato (es. asilo nido o baby sitter).

Il tendenziale aumento del dato relativo alla assenza di parenti di supporto attesta la carenza di strutture di accoglienza sul territorio nazionale che rafforza l’importanza del persistente ruolo di supporto svolto dalle famiglie di origine delle lavoratrici/dei lavoratori per consentire a questi ultimi la prosecuzione dell’attività lavorativa in presenza di figli.

Significativo risulta il dato, anch’esso legato a ipotesi di pratica inconciliabilità tra lavoro e ruolo genitoriale, relativo alle motivazioni, concernenti: mancata concessione del part time/orario flessibile/modifica turni di lavoro, organizzazione e condizioni di lavoro particolarmente gravose o difficilmente conciliabili con esigenze di cura della prole, mutamento delle condizioni di lavoro a seguito di trasferimento d’azienda, mutamento delle mansioni. Con riferimento alla distribuzione delle convalide nei diversi settori produttivi, se ne evidenzia , come peraltro già rilevato nell’anno 2015 , una decisa concentrazione in quelli dove è tradizionalmente più elevato il tasso di occupazione femminile, con dati ulteriormente in aumento rispetto all’anno precedente: Servizi (12.377, pari al 35% del totale, a fronte di 11.543 nel 2015), Commercio ( 11.431, pari al 33% del totale, rispetto a  10.037 nel 2015) e Industria ( 5.824, pari al 17 % del totale, a fronte di  5.276 nel 2015). Anche nel 2016, la maggior parte delle dimissioni/risoluzioni convalidate hanno interessato soggetti di nazionalità italiana.

Un tale scenario confermato anche per il  Molise, – mi ha convinta ancora di più – afferma la Consigliera Lembo – che è urgentissimo intervenire  attraverso le misure della nuova programmazione 2014-2020, così come da me proposto anche  durante il workshop  tenutosi in Regione  lo scorso 30 giugno, ed  investire sull’occupazione femminile e giovanile e contemporaneamente in politiche di conciliazione perché investire nell’occupazione femminile significa investire in   benessere della famiglia e della società. Tra l’altro l’Istat, qualche giorno fa, nell’illustrare la situazione  delle donne casalinghe ha evidenziato che queste ultime sono  518 mila in meno rispetto a 10 anni fa e la loro età media è 60 anni( il 40,9% del totale è ultrasessantacinquenne,contro l’8,5% di donne fino ai 34 anni), una rilevazione importante è che la maggior parte delle casalinghe di giovane età ha dichiarato di essere costretta  ad esserlo perché non trova lavoro o perché vi ha dovuto rinunciare( questo in linea con i dati relativi al tema della conciliazione dell’Ispettorato nazionale!), quindi, una scelta forzata che genera in molti casi frustrazione  determinata  dalla mancanza anche di indipendenza economica nonostante un alto livello d’istruzione e di professionalità,  nonché l’accrescimento della percentuale di inattive ossia di donne scoraggiate che non cercano più lavoro. Ma, mentre aumentano le disoccupate e le inattive e diminuiscono le casalinghe in relazione anche alla fascia di età  più giovane, di contro aumenta il numero di donne che lavorano in nero, altro fenomeno che influisce negativamente sull’economia. Siffatta situazione ci deve far riflettere e convincere che per contrastare tutto ciò occorre investire in  incentivi all’occupazione – conclude la Consigliera Lembo-  l’unica e sola  strada da percorrere.  In questa direzione continuerà ad andare il mio impegno come donna e in veste di Istituzione determinata a salvaguardare i diritti dei più deboli.

 

 

 

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