Genitori e figli, incontro con lo psicologo Mimmo Armiento

“In famiglia ciò che mi sta a cuore è la tua felicità: volersi bene, volere il bene” è il tema dell’Assemblea diocesana in programma oggi, sabato 25 novembre a partire dalle 18.30, nell’auditorium ‘San Giovanni Paolo II’ della Parrocchia di Santa Maria degli Angeli di Termoli. L’iniziativa si propone di approfondire e di stimolare il confronto su quanto venuto fuori dai contributi del convegno dell’anno pastorale che pone al centro proprio l’accompagnamento della famiglia nell’educazione degli adolescenti. L’obiettivo è quello di coinvolgere e far partecipare tutti, nella forma più vera e costruttiva, al dialogo comunitario e di impegno pastorale. La riflessione sarà accompagnata dall’intervento di Mimmo Armiento, psicologo psicoterapeuta con una lunga esperienza nel settore della formazione in vari contesti professionali. Tra le altre cose, insieme alla moglie ha fondato e guida l’associazione ‘Ingannevole come l’amore’, con la quale realizza varie attività di formazione alla crescita umana e, in particolare, all’amore nuziale per adolescenti, giovani, fidanzati, coppie e famiglie secondo una antropologia personalista di ispirazione cristiana. “Non vogliamo lasciare soli i genitori dei ragazzi nel loro compito educativo – ha osservato il vescovo, Gianfranco De Luca – spesso riusciamo a coinvolgere in qualche incontro in parrocchia i genitori dei bambini, ma è molto raro coinvolgere i genitori degli adolescenti. E spesso questo dipende dal fatto che hanno timore di venire criticati, ritenuti responsabili delle intemperanze e delle follie dei loro figli: dobbiamo far loro sentire, invece, tutta la nostra vicinanza, la nostra disponibilità a collaborare. I genitori apprezzano molto la comunità parrocchiale quando riesce a coinvolgere i loro ragazzi, specie se a casa sperimentano di non essere più presi in considerazione dai loro figli… Saremo credibili per i genitori se ci sentiranno parlare non soltanto di ciò che vivono i loro figli, ma anche di ciò che vivono loro. Devono poter sentire il nostro calore, la nostra empatia e attraverso diessa, la tenerezza di Dio. La piccola Chiesa domestica, che è la famiglia, riscopre così la sua dignità e la sua vocazione”.

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