Promoter finanziario molisano alleggerisce le tasche dei clienti per riciclare denaro

Era stato ben istruito sulle proposte da fare e su come approcciare i clienti, attirati da promesse di profitto appetibili col supporto di dati talvolta forzati allo scopo. La bella presenza e la sua simpatia riuscivano a fare il resto, dandogli modo di raccogliere nel corso di diversi mesi oltre 300mila euro, “spillati’ ai risparmiatori molisani che credevano di fare affidamento su un professionista (si parla di quote di investimento fra i 20mila e i 40mila ciascuno). La percezione del successo in quella che sembrava l’esperienza palesata dal loro interlocutore non solo stimolava gli investimenti ma aveva creato una forma di passaparola, che gli permetteva di settimana in settimana di programmare nuovi appuntamenti in città. Il falso promoter molisano, residente a Campobasso, in realtà non investiva i soldi come pattuito: sempre vestito in giacca e cravatta, spostandosi a bordo di un macchinone con tanto di stemma a 4 cerchi, per dare credibilità alla sua professione e al suo rendimento negli affari, il giovane consulente finanziario inviava i soldi alla LAREFER Ltd, di diritto cipriota ma, di fatto, con stabile organizzazione ad Avellino, secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza, i cui gestori spartivano poi gli incassi coi loro solidali. Stando alle complesse indagini delle Fiamme Gialle si trattava di una grande associazione a delinquere di natura transnazionale (con interessi anche in Austria, Lussemburgo, Malta, Regno Unito, Confederazione Elvetica, Cipro), finalizzata a commettere delitti di abusivismo finanziario e riciclaggio, perpetrati, in particolare, attraverso diverse società esterovestite, tra cui appunto la LAREFER Ltd. È stato, infatti, documentato come le società coinvolte fossero sprovviste di qualsivoglia abilitazione ad esercitare in Italia, non essendo iscritte all’Albo dei soggetti autorizzati dalla Consob, e come abbiano deliberatamente collocato, su tutto il territorio nazionale, prodotti finanziari ritenuti abusivi (le cosiddette quote di CROWDFUNDING, da cui il nome dell’operazione), avvalendosi di strutture operative e collaboratori, attivi in numerose città italiane, cui la consorteria riconosceva provvigioni. Una parte delle somme di denaro erano utilizzate per pagare gli elevati rendimenti sugli investimenti sottoscritti dai vari clienti, anche al fine di stimolare, attraverso una attività truffaldina, la raccolta di ulteriori somme di denaro presso il pubblico. Sotto shock i molisani che hanno scoperto di essere stati vittime di un clamoroso raggiro. Il giovane intraprendente residente a Campobasso è finito nel registro degli indagati insieme ad altri 15 soggetti nell’inchiesta coordinata dalla Procura di Como, partita nell’ottobre del 2015 a seguito dell’omicidio dell’architetto canturino Alfio MOLTENI, e le cui indagini, a partire dall’ottobre del 2017, sono state delegate anche al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Avellino. E’ stato inoltre proposto il sequestro dei patrimoni illecitamente accumulati dagli indagati i quali, grazie ad un collaudato sistema di frode, erano riusciti a far sottoscrivere oltre 750 contratti di investimento a circa 350 clienti-risparmiatori, per un valore complessivo stimato in 22 milioni di euro. Un provvedimento cautelativo che dovrebbe interessare conti correnti, veicoli, immobili e quote societarie.

 

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