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Home»1. Categorie news»Senza Categoria»La sedentarietà nuoce gravemente alla salute. I consigli della dottoressa Cinzia Baranello

La sedentarietà nuoce gravemente alla salute. I consigli della dottoressa Cinzia Baranello

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Di MoliseTabloid il 4 Dicembre 2018 Senza Categoria
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Molise Tabloid porta avanti l’angolo dedicato alle abitudini connesse ad un corretto stile di vita, riguardante in particolare l’alimentazione, attraverso la parola di un’esperta. La dottoressa Cinzia Baranello affronterà di volta in volta le problematiche riscontrate nella nostra società, anche grazie all’esperienza sul campo, e fornirà utili consigli per migliorare la qualità della propria vita. Potrete inviarci richieste particolari e segnalazioni alla mail molisetabloid@gmail.com. Potrete inoltre contattare direttamente la dottoressa Baranello al numero 328.0329148. In questo contributo, la nutrizionista si soffermerà su uno dei principali nemici di un corretto stile di vita, la sedentarietà.

“Prendendo spunto dal Rapporto ISTITAN “Movimento, sport e salute: l’importanza delle politiche di promozione dell’attività fisica e le ricadute sulla collettività”, realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), dal Ministero della Salute e dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) (http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato5067470.pdf), torno a parlare di stile di vita, soffermandomi su un punto debole degli Italiani (e soprattutto di noi Molisani): la sedentarietà. Nel Rapporto si legge che la sedentarietà è responsabile ogni anno del 14,6% di tutte le morti in Italia, pari a circa 88.200 casi, e di una spesa in termini di costi sanitari diretti di 1,6 miliardi di euro per le quattro patologie maggiormente imputabili ad essa (tumore della mammella e del colon-retto, diabete di tipo 2, coronaropatia). La sedentarietà è associata, inoltre, a un cattivo stato di salute mentale, può portare a depressione e addirittura limitare lo svolgimento delle attività quotidiane. A confronto con altri fattori di rischio per cattiva salute, l’incremento del 58% del rischio di mortalità riscontrato in coloro che restano seduti per più di 8 ore al giorno e che non praticano attività fisica è simile a quello associato al fumo di sigaretta e all’obesità. Analogamente, i risultati dello studio European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC) suggeriscono che l’influenza dell’inattività fisica sulla mortalità sembra essere maggiore rispetto a quella di un elevato Indice di Massa Corporea (IMC). Tutti questi dati sono molto importanti da considerare in virtù del fatto che i comportamenti sedentari hanno un’elevata prevalenza nel nostro Paese, soprattutto nell’età adulta, quando la maggior parte del tempo viene trascorso proprio seduti, anche durante l’orario di lavoro.
Svolgere quotidianamente una moderata attività fisica, invece, contribuisce non solo a mantenere un peso corporeo adeguato (cioè compatibile con un buono stato di salute) e a prevenire le malattie cardiovascolari, il diabete, i tumori e l’osteoporosi ma anche a ridurre l’ansia e la depressione, influenzando positivamente anche il benessere psicologico. In particolare, l’attività fisica riduce la pressione arteriosa e i valori dei trigliceridi nel sangue, aumenta il colesterolo HDL (colesterolo buono) e migliora la tolleranza al glucosio. Un aumento dei livelli di attività fisica e l’adozione di stili di vita salutari, inoltre, determinerebbero un risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) pari a oltre 2 miliardi e 300 mila euro in termini di prestazioni specialistiche e diagnostiche ambulatoriali, trattamenti ospedalieri e terapie farmacologiche evitate. Purtroppo sono pochi i medici e gli operatori sanitari che consigliano ai propri pazienti, anche se in sovrappeso o affetti da patologie croniche, di fare regolare attività fisica, pochissimi quelli che danno indicazioni su frequenza e durata e ancor meno quelli che indagano, in occasione delle visite successive, sull’effettivo svolgimento di tale attività fisica. Anche se le percentuali nella popolazione sono scarse, la mobilità attiva (a piedi e/o in bicicletta) per gli spostamenti abituali, che rappresenta una soluzione ottimale per raggiungere i livelli raccomandati di attività fisica e quindi per migliorare il proprio stato di salute, oltre che un modo di muoversi rispettoso dell’ambiente, ha evitato, secondo le stime, l’emissione annua di quasi tre milioni e mezzo di tonnellate di CO2 e risparmiato 2.010 decessi annui complessivamente nel periodo 2014-2015.
Non sempre la percezione soggettiva del livello di attività fisica praticata corrisponde a quella effettivamente svolta: molti soggetti sedentari percepiscono il proprio livello di attività fisica come sufficiente. A tal proposito occorre precisare la differenza tra attività fisica, esercizio fisico e sport. L’attività fisica è tutto ciò che implica un movimento e quindi un lavoro muscolare ed un dispendio energetico; l’esercizio fisico è una sequenza di movimenti pianificata e strutturata; lo sport può essere definito come un tipo di attività fisica, praticata individualmente o come parte di una squadra, con un obiettivo ben definito, i cui partecipanti aderiscono a un insieme comune di regole o aspettative, e che prevede un allenamento, ossia una sequenza di esercizi organizzata in un certo periodo di tempo, finalizzata al mantenimento di uno stato di salute ottimale e al miglioramento delle prestazioni.
Secondo una meta-analisi pubblicata di recente, 60 minuti di attività fisica quotidiana di moderata intensità contribuiscono ad azzerare l’aumentato rischio di mortalità associato alla prolungata sedentarietà e ad attenuare l’aumentato rischio associato alla persistente sedentarietà legata alla visione dei dispositivi a schermo per 5 o più ore al giorno (probabilmente anche a causa di un’associazione con comportamenti alimentari sbagliati, come il consumo di cibo “spazzatura”). Ciò supporta il suggerimento che, anche se per motivi di lavoro si è costretti a restare a lungo seduti, è importante trovare tempo libero sufficiente per praticare attività fisica nella misura consigliata. Va bene mantenersi attivi sfruttando ogni possibile occasione, come spostarsi a piedi invece che con l’auto, fare le scale invece che prendere l’ascensore, dedicarsi al giardinaggio, fare la spesa, portare a spasso il cane, tuttavia, praticare con regolarità attività sportive specifiche almeno 2 volte a settimana aiuta ad aumentare la resistenza e la potenza muscolare e a migliorare la flessibilità delle articolazioni, l’efficienza di cuore e vasi, la funzionalità respiratoria e il tono dell’umore.
Secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e della comunità scientifica, occorre limitare il tempo che i bambini passano davanti allo schermo a non più di 2 ore al giorno; un tempo prolungato può indurre a un maggiore consumo di spuntini e può interferire con il sonno, la cui mancanza è un fattore di rischio noto per l’obesità. La maggior parte degli istituti scolastici prevede nel proprio curriculum il rafforzamento dell’attività motoria e/o l’organizzazione di attività motoria extracurriculare, tuttavia, solo la metà delle classi svolge almeno 2 ore di attività motoria a settimana. Tra gli adolescenti è in aumento la percentuale di ragazzi, in particolare quindicenni e soprattutto di sesso femminile, che passano 3 ore o più al giorno a giocare con il PC, lo smartphone o il tablet (studio HBSC, Health Behaviour in School-aged Children). I bambini e i ragazzi andrebbero stimolati a partecipare ai giochi e ad altre attività, sia a scuola che durante il tempo libero, in modo da favorire un sano sviluppo dell’apparato osteoarticolare e muscolare, il benessere psichico e sociale, il controllo del peso corporeo e il corretto funzionamento degli apparati cardiovascolare e respiratorio. Meglio ancora se praticano uno sport, che contribuisce a educare i giovani al rispetto delle regole e alla disciplina, evitando anche l’instaurarsi di comportamenti sbagliati, quali l’abitudine a fumo e alcol e l’uso di droghe.
L’unica fascia d’età la cui maggioranza dichiara di camminare frequentemente all’aperto è quella degli over 64, anche se la percentuale diminuisce con l’avanzare dell’età. L’esercizio fisico negli anziani ritarda l’invecchiamento, riduce i livelli di pressione arteriosa e di colesterolemia, previene l’osteoporosi, contribuisce a prevenire la disabilità, la depressione e la riduzione delle facoltà mentali e a ridurre il rischio di cadute accidentali migliorando l’equilibrio e la coordinazione.
Fare attività fisica è sicuro e fortemente consigliato durante la gravidanza, anche per le donne che non la svolgevano precedentemente e per quelle con fattori di rischio, quali ipertensione arteriosa, diabete gestazionale o sovrappeso/obese. Uno dei maggiori benefici dell’attività fisica in gravidanza, in particolare l’esercizio aerobico moderato, è la prevenzione dell’eccessivo aumento di peso; tra gli altri benefici, si possono annoverare la riduzione del rischio di macrosomia fetale, diabete gestazionale, preeclampsia, parto cesareo, lombalgia, dolore alla cintura pelvica e incontinenza urinaria.
Benché diversi trial randomizzati e studi clinici suggeriscano che la pratica dello sport sia associata a specifici benefici per la salute a tutte le età, 23,1 milioni di persone (39,2% della popolazione) hanno dichiarato di non praticare alcuna attività fisica o sportiva, in un Paese che continua progressivamente ad invecchiare. La partecipazione allo sport sembra interessare maggiormente fasce d’età più giovani (Indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”, ISTAT 2016). L’ISTAT ha individuato, inoltre, una forte associazione fra l’attività (o inattività) fisica dei genitori e quella dei figli; tale relazione permane anche quando è uno solo dei due genitori a essere uno sportivo: una madre che fa sport influisce sull’attività fisica dei figli più di un padre sportivo. Anche il livello economico familiare e il titolo di studio dei genitori si associano ai livelli di pratica sportiva.
Nell’età adulta (25-64 anni) il tempo libero è una risorsa scarsa, a causa dell’incremento del tempo dedicato al lavoro retribuito, al lavoro domestico e a quello di cura, eppure gli effetti psicosociali dell’attività fisica determinano indirettamente un approccio più positivo anche nei confronti del lavoro, migliorando le performance e consentendo di raggiungere gli obiettivi con minore stress e preoccupazione. Esistono inoltre indagini e iniziative a livello locale che hanno dimostrato come l’attività fisica promossa dall’azienda per cui si lavora, e talvolta svolta addirittura presso la sede lavorativa stessa, consenta di essere più produttivi e in salute. Pensate a quanto aumenterebbe la produttività nel nostro Paese e nella nostra Regione se gli impiegati lavorassero utilizzando come scrivania dei tapis roulant attrezzati con un computer, un telefono e uno spazio per poter scrivere, marciando ad una velocità moderata! Ebbene, provate a chiederlo ai ricercatori dell’Università del Minnesota (Ben-Ner et al., 2014)
“.

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