Tra rischi di “subordinazione” e di condizionamenti politici, l’Ateneo molisano ha bisogno di una nuova impronta che dia le giuste direttive a chi oggi occupa i principali posti di rappresentanza e di consultazione ai fini decisionali e a chi lo farà in futuro. Ne sono convinti alcuni docenti dell’Unimol, in particolare il decano e docente di Giurisprudenza, Lucio Francario, il Prorettore Marco Marchetti e tre direttori di dipartimento, Raffaele Coppola di Agraria, Giovanni Musci di Scienze matematiche e Biologiche ed Enzo Di Nuoscio di Scienze umane, che hanno sottoscritto una bozza di manifesto programmatico suddiviso in dieci punti che è stato sottoposto all’attenzione di personale, studenti e associazioni e che dovrebbe conoscere una versione definitiva intorno alla metà di febbraio. Ciò affinché una serie di azioni, a partire dall’elezione del rettore, passino per un confronto serrato sul programma piuttosto che attraverso scelte personalistiche. Un appello rivolto non solo ai componenti dell’Ateneo ma anche alle istituzioni territoriali e alle associazioni che hanno a che fare con l’università. Fra i punti principali si sottolinea il consolidamento dell’autonomia e dell’identità dell’Ateneo, al fine – si legge – “di scongiurare qualsiasi forma di subordinazione o di dipendenza rispetto a qualsiasi altro soggetto esterno (istituzioni o gruppi di interesse), disciplinando nel contempo forme di collaborazione con altri Atenei e centri di ricerca pubblici e privati nell’ottica dell’internazionalizzazione e della complementarità dell’offerta formativa e dell’azione di ricerca”. Ma c’è anche un obbligo riservato al Rettore di non candidarsi, nel corso del mandato, in occasione di elezioni politiche o amministrative. Ci sono poi passaggi dedicati alla parità di genere, alla trasparenza e alla gestione condivisa, così come la necessità di investire sulla formazione professionale del personale. Nel manifesto viene inoltre sottolineata la necessità di ripensare il rapporto con le altre istituzioni e contribuire in maniera ancora più incisiva allo sviluppo regionale, rafforzando i percorsi di orientamento e di collegamento col mercato del lavoro, la ricerca e l’internazionalizzazione.
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