Progetti di utilità diffusa, 200 lavoratori non pagati da mesi. Oggi incontro fra Regione, Comuni e Inps. Marone: “Soluzione a giorni”

Oltre 200 lavoratori attendono ancora di essere retribuiti per le mansioni svolte nell’ambito dei progetti di utilità diffusa sposati da numerosi Comuni molisani che hanno aderito all’Avviso pubblico della Regione approvato con delibera di giunta a gennaio 2020. Dopo diversi appelli, è stato programmato per oggi 15 ottobre a Palazzo Vitale un incontro fra Regione, Comuni e Inps al fine di fornire tutte le risposte utili sui ritardi accumulati e sui pagamenti ai beneficiari, che in molti casi corrispondono a padri di famiglia che vedono in questa retribuzione l’unica forma di sostentamento. Questa mattina è prevista una prima riunione con una trentina di rappresentanti di Comuni che hanno aderito all’Avviso, nel pomeriggio toccherà ad altri trenta. “Come Regione abbiamo vagliato le posizioni di tutti – ci fa sapere l’assessore regionale al Lavoro, Michele Marone. – Il ritardo si è accumulato sul lato Inps ma la situazione si sta celermente risolvendo. Alcuni lavoratori sono stati già pagati, altri nel giro di pochi giorni riceveranno le spettanze”. Una garanzia che sarà fornita anche alle amministrazioni che si fanno portavoce dei lavoratori, impiegati in numeri differenti da comune a comune, per periodi fino a 12 mesi. C’è chi avanza due mesi, chi tre, chi anche più, in base a quando è stato avviato il singolo progetto. L’auspicio degli interessati è che la promessa venga rispettata e che non toccherà attendere altre settimane, se non mesi, prima di ricevere una vera boccata di ossigeno. Nei giorni scorsi la mancanza di risposte aveva spinto i 7 lavoratori impiegati presso il Comune di Ripalimosani a racchiudere in una nota tutto il loro disappunto. “Operai e datori di lavoro sono spesso in combutta tra loro da sempre”, si legge. “I primi rivendicano i propri diritti che i secondi non vogliono dar loro, poi nella mischia si inseriscono i sindacati di categoria con il solito risultato di inasprire ancora di pi i rapporti di lavoro. La minaccia dello sciopero rappresenta da sempre uno spauracchio che i dipendenti usano contro gli imprenditori che li sfruttano, tuttavia non sortiscono l’effetto desiderato. Il lavoro è un diritto inalienabile, ma oggi il padrone può licenziare chi vuole senza problemi, può assumere personale solo con contratti di stage ed apprendistato per propria convenienza, può fare orecchie da mercante ai principi di meritocrazia ed uguaglianza, può insomma farla da padrone in tutti i sensi. Oggi lo spettro della disoccupazione si aggira tra i lavoratori, che si sentono colpiti nella loro dignità di uomini e di lavoratori: non possono accettare le condizioni truffaldine della persona per cui lavorano, ma sanno di subire un sopruso ed i sindacati sono impotenti. Vivere, lavorare: si lavora per vivere o si vive per lavorare? Senza un lavoro non si vive, tanto meno se pur lavorando non si viene retribuiti dignitosamente o ancor meno non affatto pagati.”

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