Vaccini, dalle siringhe non idonee alla mancanza di medici, i motivi di un ritardo annunciato

Domani 4 gennaio partirà ufficialmente in Molise la campagna di vaccinazione anti Covid su personale sanitario e su operatori ed ospiti delle rsa fino al raggiungimento delle quasi 3mila dosi (per la precisione 2.925). La nostra regione, secondo i dati del Ministero della Salute (dettagli in basso), è il fanalino di coda in Italia per percentuale di vaccini somministrati, ferma all’1,7%, che fa riferimento alle prime 50 dosi “sperimentali” somministrate il 27 dicembre. Le altre invece sono arrivate in Molise fra il 29 e il 30 dicembre, al “fresco” nelle celle frigorifere di Cardarelli e San Timoteo. ‘Perché le successive vaccinazioni non sono partite immediatamente visto che il Covid non si ferma certo per festeggiare Capodanno?’, si sono chiesti i molisani. Se dovessimo fare riferimento alle stime fatte dal presidente della Regione, Donato Toma, proprio il 27 dicembre, dopo che già si conoscevano le date previste per l’arrivo delle nuove dosi, possiamo perfino parlare di anticipazione, visto che – secondo il programma ufficiale – inizialmente era il 6 gennaio il giorno di partenza. Il problema quindi per una regione che non eccelle certo per tempestività – come direbbe in gergo un giovane d’oggi, non siamo “smart” – è soprattutto organizzativo. Innanzitutto va presa in considerazione la fase di confronto (Regione, Asrem, Struttura Commissariale, ecc.), non sempre fluida. E’ soprattutto sul personale sanitario che si è giocata la partita più delicata. L’Asrem ha dovuto pubblicare un avviso per il reperimento di personale medico ed infermieristico disposto a far parte del pool dedicato alla somministrazione del vaccino anti Covid, con ore di impiego straordinarie. Ovviamente il riscontro ha comportato il passaggio di qualche giorno. Inoltre si è proceduto a trovare l’accordo con medici di medicina generale e volontari segnalati dall’Ordine per allargare la squadra. Infine nella concitazione arriva pure l’intoppo. Toma ha ufficialmente parlato di siringhe, inviate dal Ministero, non idonee alla somministrazione delle dosi. Un problema, ha continuato il governatore, che è stato superato attraverso l’utilizzo di scorte già reperite dall’Azienda sanitaria in altro modo. In Italia in realtà non va molto meglio, ma come al solito si procede a velocità differenti. Secondo il Commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri, “l’Italia è seconda in Ue per numero di vaccinati, dopo la Germania”. A livello territoriale, la Regione che ha fatto meglio finora è il Lazio con oltre 16mila vaccinazioni (circa il 35% delle proprie scorte), seguita dalla Toscana (6.824, 24,4%) e dall’Umbria (980, 19,8%). Lavora in modo spedito la provincia di Trento, che con 1.730 vaccinati ha già usato circa il 35% delle dosi consegnate. Molto male la Lombardia, con circa il 3% di dosi iniettate rispetto alle oltre 80mila ricevute, e la Sardegna con solo 302 somministrazioni. La stragrande maggioranza dei vaccinati – oltre 60mila persone – è rappresentata dagli Oss, gli operatori sanitari e socio-sanitari. A seguire personale non sanitario e ospiti delle strutture residenziali. Al momento però i numeri rimangono troppo bassi per pensare ad un’immunizzazione di massa entro l’autunno.

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