La politica delle liste “civetta”. “Non conosco il paese e divento consigliere comunale”: il caso in un centro molisano

Eletto quasi a sua insaputa e senza grandi aspettative. Per la precisione, subentrato ad un consigliere dimissionario. Un ingresso cercato con decine di tentativi, tutti andati a vuoto, ma che si è materializzato in corso di legislatura in un piccolo comune molisano di poco meno di 1.200 abitanti, Cerro al Volturno. C’è però un dettaglio che rende più singolare questo avvicendamento rispetto a tanti altri che si sono registrati in passato. Nessuno probabilmente in paese conosce il neo consigliere, che risponde al nome di Gabriele D’Aguanno. Il “fresco” componente dell’assise comunale, che nella vita lavora come agente penitenziario, non è infatti un residente di Cerro, non vi conserva legami di origine, familiari o affettivi, né pare abbia avuto a che fare con il centro in provincia di Isernia per motivi lavorativi o sociali. La sua candidatura fa parte di una lista di comodo o se si preferisce di una ‘lista civetta’ composta da persone che nulla hanno a che vedere con il paese. Motivo: nel 2019 nel piccolo borgo “pentro” dal momento che si faceva fatica a comporre una lista contrapposta a quella del sindaco uscente, D’Aguanno ha ben pensato di crearne una ad hoc, formata, oltre che da se stesso, anche da suoi colleghi e familiari. Persone insomma che avrebbero assicurato di non raccogliere preferenze proprio per garantirgli l’agognato scranno. Le ‘liste civetta’ sono così denominate perché considerate liste di disturbo per sottrarre potenzialmente voti ad una coalizione o comunque a candidati concorrenti, solitamente a vantaggio di altri, in una competizione elettorale. Una pratica entrata ormai nella prassi anche delle tornate amministrative della nostra regione e che suscita sempre un po’ di perplessità, di curiosità se non addirittura di critica, ma che è assolutamente riconosciuta dalla legge. Va inoltre detto che a volte tali liste non intendono favorire nessun altro se non se stesse, ma molto probabilmente fino al giorno dell’apertura delle urne – e spesso anche dopo – nessuno degli elettori ha mai conosciuto né visto almeno uno dei suoi candidati. Questo perché questi ultimi non sono residenti nel comune. Una politica insomma un po’ all’italiana ma ammessa a tutti i livelli e garantita dalla Costituzione, che mette insieme buonafede e opportunismo. In questo caso il neo consigliere di Cerro sarebbe mosso da un’unica missione, quella di servire il proprio Paese, in linea con i suoi principi professionali. Servire il proprio Paese dedicandosi alla politica, per tanti, è una missione, per altri è un lavoro; ci sono poi quelli che le due cose vogliono abbinarle ricorrendo ad ogni legittima opzione. Fallita l’elezione del 2019, la dannunziana  caparbietà di D’Aguanno, anche in occasione delle successive consultazioni amministrative, lo ha portato a candidarsi in liste tra loro eterogenee presentate in un nugolo di comuni sia della Ciociaria sia del Molise. Ma, ahi-lui, neppure questa volta i consensi ottenuti gli sono valsi una carica. Tutto sembrava perduto finché il detto “Chi la dura la vince” ha trovato riscontro. Al consiglio comunale di Cerro al Volturno sono arrivate le dimissioni di un consigliere di minoranza, che gli hanno permesso di trovare spazio al consesso e di dedicarsi al bene della comunità cerrese.

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