Delitto Pecorelli, i verbali che riaprono un caso irrisolto, cosa aveva scoperto il giornalista molisano? Il “podcast” di Raffaella Fanelli

“OP” è un podcast che, a partire da un omicidio rimasto irrisolto, racconta una storia che riguarda protagonisti del nostro tempo: agenti dei servizi segreti oggi in pensione, uffici intoccabili, come quello degli Affari Riservati di Federico Umberto d’Amato, ed ex NAR ancora in circolazione. Una vicenda intrecciata agli eventi che hanno caratterizzato gli anni più bui e violenti della storia italiana, quelli del Golpe Borghese e delle stragi, del sequestro di Aldo Moro, del ruolo dell’Italia nel conflitto tra gli Stati Uniti e l’URSS. La sera del 20 marzo 1979, a Roma, nel quartiere Prati, un killer rimasto senza nome uccide con quattro colpi di pistola calibro 7.65 il giornalista Mino Pecorelli. Senza nome è rimasto anche il mandante, e ancora oggi non si conosce il movente. Le prime indagini vedono coinvolti Massimo Carminati, Antonio Viezzer, i fratelli Fioravanti e Licio Gelli. Tutti risultati estranei ai fatti. Dopo alcune dichiarazioni di Tommaso Buscetta si apre un processo che si conclude con la sentenza della corte di Cassazione del 2003, che annulla la condanna inflitta in appello, scagionando Giulio Andreotti, Gaetano Badalamenti e Pippo Calò dall’accusa di essere i mandanti e Michelangelo La Barbera e l’ex Nar Massimo Carminati, di essere i killer. Numerose persone avrebbero voluto Pecorelli morto e, a guardare le sue inchieste, numerosi sono i moventi. Mino Pecorelli era un giornalista scomodo. Sulle pagine di OP – Osservatore Politico, il giornale da lui diretto, nessuno è stato risparmiato: dai più alti ranghi della politica nazionale e internazionale al Vaticano, ai servizi segreti. A 40 anni dal delitto la giornalista Raffaella Fanelli trova due verbali che nel 2019 faranno riaprire le indagini. I verbali contengono le dichiarazioni di Vincenzo Vinciguerra, neofascista di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, rese al giudice di Milano Guido Salvini. Due verbali che contengono il nome di chi custodiva la pistola usata per uccidere il giornalista e quello che potrebbe essere il movente. Perché, forse, Mino Pecorelli non è stato ucciso per ciò che ha pubblicato, ma per ciò che stava per capire o rivelare. Cosa avrebbe scritto Mino Pecorelli? Cosa aveva scoperto il giornalista? Per rispondere a queste domande Raffaella Fanelli ha cercato l’ex SISMI Francesco Pazienza, i generali Antonio Cornacchia e Adriano Monti (nome in codice Sigfried), Vincenzo Vinciguerra, Franco Freda, Adriano Tilgher, Fabrizio Zani e altri esponenti della destra eversiva; ascolteremo le voci di Antonio Mancini e Maurizio Abbatino della banda della Magliana, e la vedova del falsario Antonio “Tony” Chichiarelli. Fanelli ha cercato documenti e riletto numerosi verbali fino a trovare un sottile filo rosso (o nero) capace di collegare tra loro i processi più importanti della storia italiana degli anni di piombo, dalla strage di piazza Fontana alla strage alla stazione. La sua indagine è finita nella sentenza che a Bologna ha condannato all’ergastolo l’ex Nar Gilberto Cavallini per la strage del 2 agosto 1980 e nel podcast ha fatto un ulteriore passo in avanti. Raffaella Fanelli è giornalista. Ha collaborato per Estreme Conseguenze, il giornale online che ha ospitato l’inchiesta sull’omicidio irrisolto di Mino Pecorelli, articoli che hanno permesso, nel gennaio 2019, alla procura di Roma di riaprire le indagini sulla morte del giornalista. Per 15 anni ha collaborato con il settimanale «Oggi». Ha scritto per «Sette», «Repubblica», «Panorama», «Visto», «Tu Style», «Stop», «Gente». È autrice di diversi volumi: Al di là di ogni ragionevole dubbio, il delitto di Via Poma (Aliberti, 2011); Intervista a Cosa Nostra (Edizioni a NordEst, 2013); La verità del Freddo, il libro-intervista a Maurizio Abbatino, il boss fondatore della Banda della Magliana (Chiarelettere, 2018), La strage continua sull’omicidio di Mino Pecorelli, (Ponte alle Graazie, 2020) il libro acquisito agli atti dalla procura di Roma. Nella sua carriera ha intervistato serial killer, esponenti di Cosa Nostra come Salvatore Riina, Gaspare Mutolo, Angelo Provenzano, Salvatore Annacondia, malavitosi come Felice Maniero e Gioacchino La Barbera e terroristi tra cui Valerio Fioravanti, Luigi Ciavardini e Vincenzo Vinciguerra. Per la televisione svizzera ha raccolto l’ultima intervista di Licio Gelli. Ha lavorato in televisione, prima a Verissimo e a Quarto Grado, poi a Chi l’ha visto?, infine a Lineagialla. Attualmente collabora con AGTW, l’agenzia video di Rosario Capasso.

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