«La povertà alimentare è un’emergenza assoluta in Molise con forti implicazioni anche di ordine sociale». A lanciare l’allarme è il portavoce nazionale del Banco delle Opere di Carità, organizzazione leader sul piano nazionale nel contrasto alle povertà, l’avvocato Giuseppe Tamburro. «Se prendiamo ad esempio il dato sull’accesso alla mensa, vediamo che in Regione Molise la percentuale è ben al di sotto della media nazionale – ha evidenziato Tamburro – mentre in Italia il 55,2% degli alunni che frequentano la scuola primaria ha accesso alla mensa, la cifra si dimezza in Molise dove il dato si ferma al 27,4%. I numeri che preoccupano maggiormente solo quelli legati al tempo pieno nella scuola primaria. La media nazionale è del 40%, quella del Molise è addirittura del 9,4% che fa della Regione il fanalino di coda della Penisola. Negare ai bambini mensa e tempo pieno, significa in un certo qual modo estrometterli da contesti di socialità e aggregazione». Tamburro sottolinea come questi non siano i soli dati a spaventare l’organizzazione. «Dallo scoppio della pandemia ad oggi il numero delle persone che necessita del sussidio alimentare si è impennato – ha spiegato il portavoce nazionale dell’organizzazione – nonostante quella fase sia alle nostre spalle, dai dati in nostro possesso emerge che da qui all’estate ci potrebbe essere un incremento superiore al 5% delle persone che ricorreranno al sussidio alimentare per mangiare». Tamburro sottolinea come sia opportuno mettere in atto delle strategie tese ad arrestare questo fenomeno. «La lotta allo spreco alimentare deve diventare un’abitudine di tutte le famiglie se vogliamo aiutare noi stessi prima ancora che gli altri – ha spiegato – la fotografia del mio monito è in alcuni dati che non hanno bisogno di commento. In Italia si registra uno spreco pro capite di 36 chili di cibo all’anno che anziché finire nella spazzatura avrebbe potuto aiutare famiglie che sono in difficoltà. Secondo la Fao se lo spreco alimentare fosse un paese sarebbe il terzo paese al mondo per emissioni di gas serra. A questo va aggiunto che il 10% di emissioni di gas a effetto serra sono causati dalla produzione di cibo che non sarà mai mangiato. Consumiamo suolo per 1,4 miliardi di ettari per coltivare alimenti che finiranno nell’immondizia. Ogni anno va perduto il 14% del cibo prodotto che ha un valore di 400miliardi di dollari. E’ per questo consigliabile cambiare le nostre abitudini e seguire in maniera puntuale le direttive che ci arrivano da Agenda 2030. Faremo un favore a tutti, in primis a noi stessi».
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