Molte attività si fermano o rallentano, il pastificio La Molisana di Campobasso non ha mai arrestato la sua produzione. E non solo perché i suoi prodotti rientrano fra i beni di primissima necessità. Ma anche perché dall’inizio dell’emergenza lo stabilimento deve fare i conti con richieste che sono addirittura triplicate. Il dato lo si è evidenziato in particolare nella prima settimana di quarantena, dal 23 febbraio al 1 marzo, quando il consumo della loro pasta e della semola rimacinata è aumentato del 127,5% (dall’inizio di gennaio al 22 di marzo del 29,8%). E dal momento che non è semplice soddisfare interamente le richieste l’azienda sta lavorando tutti i giorni h24 con sforzi per gli operai che saranno premiati a fine mese con un bonus in busta paga: 250 euro in buoni spesa da aggiungere al regolare stipendio. Il quarto pastificio italiano, esportatore in circa 80 Paesi nel Mondo, è finito sotto i riflettori de Il Corriere della Sera che oggi gli ha dedicato un articolo. Il boom di domande è conseguenza innanzitutto del fatto che in periodi di emergenza c’è la tendenza a fare le scorte, ma c’è da considerare anche le maggiori difficoltà economiche delle famiglie. che scegliendo la pasta risparmiano, e l’effetto ‘consolatorio’ dei carboidrati come dei dolci. “Abbiamo dovuto triplicare i volumi della nostra produzione, in questo momento facciamo fatica a evadere gli ordini anche perché abbiamo ridotto le scorte in magazzino e così abbiamo intensificato gli sforzi per non fare interrompere la supply chain“, ha dichiarato Rossella Ferro, responsabile marketing, al Corriere. Inoltre, per motivi precauzionali e in linea con le direttive, “abbiamo quasi azzerato le visite dei fornitori, delle scolaresche, reso obbligatorie mascherine, camici, guanti, misurazione della febbre per tutti e abbiamo reso obbligatorio lo smart working per chi poteva farlo”. Come si ricorderà, La Molisana ha contribuito nella gara di solidarietà locale, donando tre ventilatori polmonari all’ospedale Cardarelli di Campobasso.