ACCADDE OGGI: 24/6/1995, Leoluca Bagarella, spietato killer mafioso, viene arrestato dalla DIA

Leoluca Bagarella (Corleone, 3 febbraio 1942) è un criminale italiano, legato a Cosa Nostra. Killer spietato, si ritiene sia stato responsabile di centinaia di omicidi durante la seconda guerra di mafia, oltre che diretto responsabile di alcuni tra i più gravi fatti di sangue di Cosa Nostra, tra cui la Strage di Capaci e le uccisioni di Boris Giuliano e del piccolo Giuseppe Di Matteo.

Fu arrestato dalla DIA il 24 giugno 1995, e sottoposto al regime di 41 bis nel carcere dell’Aquila. Nel 1997 la Corte di cassazione conferma per Bagarella la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Boris Giuliano[11], e conferma anche l’ergastolo per la Strage di Capaci, per la quale l’intera cupola di Cosa Nostra viene in pratica condannata.

Nel 2002 viene condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino Di Matteo, che venne strangolato e sciolto nell’acido. Sempre nel 2002, durante un’udienza a Trapani alla quale Bagarella partecipa tramite videoconferenza, legge un comunicato di protesta verso il sistema del carcere duro, indirizzato al mondo politico.

Nonostante il regime di carcere duro, sono stati segnalati da parte sua alcuni episodi di violenza nei confronti di altri detenuti: in uno di questi, Bagarella lancia olio bollente contro un altro carcerato, un boss della ‘ndrangheta minacciandolo di morte e subendo un’ulteriore condanna ad 1 anno di carcere.

A seguito degli episodi di violenza, viene trasferito nel carcere di Parma. Bagarella fu condannato all’ergastolo per l’omicidio del vice-brigadiere Antonino Burrafato, oltre che ad un ulteriore ergastolo per l’omicidio di Salvatore Caravà.

Nel marzo del 2009, una sentenza della prima sezione della Corte d’Assise d’Appello di Palermo, ha condannato, grazie alle dichiarazioni di Giovanni Brusca, all’ergastolo i capimafia Leoluca Bagarella e Giuseppe Agrigento, boss del paese in cui fu commesso il delitto per l’assassinio di Ignazio Di Giovanni, ucciso nel suo cantiere per essersi rifiutato di cedere alcuni sub-appalti che aveva ottenuto. Nel luglio del 2009, subisce una ulteriore condanna all’ergastolo, questa volta per l’omicidio avvenuto nel 1977 di Simone Lo Manto e Raimondo Mulè, uccisi per futili motivi.

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