Una nuova identità comunitaria, a disposizione per qualsiasi operazione, sia privata che pubblica. È questa l’idea della Comunità Europea, pronta a garantire per l’80% della popolazione dell’UE un’identità digitale entro il 2030. Uno strumento a servizio del cittadino ma anche dello Stato, che potrà utilizzarlo per controlli sincronici, verifica dell’autenticità dei dati e check sull’identità degli utenti.
Si chiamerà European Digital Identity e sarà utilizzabile in tutte le università, le banche e le imprese dei paesi comunitari, sia online che offline, offrendo anche all’utente la possibilità di decidere quali informazioni condividere, nel massimo rispetto della propria privacy. Una novità che potrebbe giovare a tanti settori, primo tra tutti quello del gioco pubblico e legale. Come confermano dalla redazione di InfoCasino.it, l’identità digitale europea permetterebbe infatti dei controlli mirati e a tappeto per quanto riguarda gli account falsi, i doppi nominativi, i gamers minorenni e soprattutto l’autenticità dei profili e quindi delle transazioni operate a quel nome.
Una modifica che darebbe una scossa all’intero settore, afferma in una nota Vassiliki Panousi, Responsabile Affari UE dell’European Gaming & Betting Association, che sulle colonne della testata dell’International Masters of Gaming Law Magazine espone una proposta il cui principio cardine è quello di interconnessione: ogni cittadino dell’Unione Europea può servirsi di un servizio utilizzando l’identità digitale.
Al di là di chi si è schierato apertamente a favore dell’introduzione di questa e-ID, non manca però anche chi si è invece detto chiaramente contrario. Un caso d’esempio è quello della parlamentare europea Francesca Donato, eletta tra le fila del partito della Lega, che in questo articolo ha parlato così della nuova misura: “Sorgono enormi dubbi sul corretto funzionamento di questi dispositivi, sull’utilizzo che poi ne verrà fatto a seguito delle scelte politiche future dei governi e sui rischi per la sicurezza dei dati stessi. Innanzitutto è velleitario immaginare che l’utente possa avere il “pieno controllo” dei propri dati: sarà necessario infatti consentire l’accesso ai dati personali per accedere ai servizi online (pertanto, chi decidesse di non condividerli rimarrebbe tagliato fuori)”.
Critiche e dubbi che adesso saranno discussi in cabina di regia e nelle sedi competenti. Quello che è certo è che il mondo, così come l’Unione Europea, si dirigono a vele spiegate verso una cittadinanza nuova, di tipo digitale, informatico e innovativo. E un assaggio lo abbiamo avuto tutti quanti con il Super Green Pass: un semplice qr code all’interno del quale depositare informazioni e dati.
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